Il Gal metropoli est, che ha come mission la promozione e la valorizzazione del turismo rurale e sostenibile, ha ricevuto il decreto di finanziamento pari a 70 mila euro per intervenire sul primo tratto del cammino francigeno della via Palermo-Messina per le montagne, che da Palermo (passando da Aspra) conduce all’Eremo di San Felice (Trabia-Caccamo). Si tratta di un contributo per il posizionamento degli elementi tipici del cammino francigeno: cippi, mattonelle artistiche, frecce, paletti segnavia, segnali stradali veicolari, tabelle extraurbane/centro urbano, segnaletica inizio paese, panchine.
Cinque i comuni interessati
Ovviamente l’intervento ha interessato le vie dei cinque Comuni del Gal: Bagheria, Santa Flavia, Casteldaccia, Altavilla Milicia e Trabia. Oltre al tratto che interessa il cammino storico si realizzerà, esternamente al percorso tracciato dalla via Francigena, anche un cammino ad anello che toccherà punti di interesse storicamente rilevanti e godibili anche dal punto di vista naturalistico come il Ponte Normanno o Saraceno (San Michele) e gli scavi della Chiesa di S. Maria di Campogrosso di Altavilla Milicia.
Un percorso di 400 chilometri
La via Francigena Palermo-Messina per le montagne è un cammino unico e continuo (che si distingue dalla sua più antica sorella che percorreva la marina, attraversando tutta la costa settentrionale) di circa 400 chilometri che unisce Palermo con Messina con un tracciato in 20 tappe, che si snoda tra il percorso arabo-normanno della capitale siciliana, le ville settecentesche della piana di Bagheria, le spiagge di Aspra, le riserve naturali, le specialità gastronomiche dei piccoli borghi dell’entroterra, attraversando gli Appennini di Sicilia, dalle Madonie, ai Nebrodi e infine i Peloritani prima di approdare nella città dello Stretto.
L’identità dei luoghi
A rimarcare le ragioni e l’attualità dell’intervento e del sostegno del Gal metropoli est è il presidente del gruppo di azione locale, Antonio Rini: “Il 2020, l’anno della pandemia, è stato anche l’anno della riscoperta dei cammini italiani, dal momento che dopo mesi di restrizioni e lockdown, grazie a questo tipo di turismo, si è riscoperto il contatto con la natura incontaminata, si è potuto godere di qualche esperienza all’aria aperta e approfittare della necessità del distanziamento per scoprire luoghi nascosti. Il ‘Cammino’ – prosegue Rini – come simbolo di ricerca interiore, costituisce un importante occasione per promuovere le identità dei luoghi, per lavorare in stretta sinergia con le associazioni che operano sul territorio, le chiese, le parrocchie e le aziende ricettive locali per creare, in definitiva, forme virtuose e integrate di collaborazione tra diversi soggetti, aiutandoli a diventare i protagonisti dello sviluppo turistico-rurale”.
La strategia del Gal
“La strategia del piano di azione locale del Gal metropoli est – come spiega il direttore Salvatore Tosi – poggia su due ambiti: inclusione sociale e turismo sostenibile. La riscoperta dei ‘Cammini’, dunque, è un’opportunità di sviluppo turistico per i Comuni toccati dal percorso, perchè rappresentano un segmento importante rispetto al totale dei flussi turistici, con buone potenzialità di crescita dato che la tipologia di turista, con una età tra i 30 e i 50 anni, con un titolo di studio medio-alto, ha una predisposizione di spesa media giornaliera di almeno 25/30 euro per l’alloggio, e 20 euro per il vitto, con una interessante ricaduta sull’economia locale. Questo intervento, dunque, intercetta una tendenza sempre più indirizzata alla valorizzazione della mobilità lenta e del turismo di prossimità, relazionale ed esperienziale”.
Un nuovo modello turistico
I cammini d’altronde rappresentano un nuovo modello di fruizione e gestione sostenibile che più si avvicina alle tendenza sempre più acclarata del turista viaggiatore che si mette in cammino cercando qualcosa in più di una semplice vacanza: un’esperienza lenta, a passo d’uomo, che vuole godere e vivere appieno il territorio alla ricerca del benessere psico-fisico. A strutturare il “Cammino” ha contribuito lo sforzo compiuto dai soci dell’associazione no profit “Cammini Francigeni di Sicilia” che, con zaino in spalle hanno percorso tutto il Cammino, dopo avere studiato la viabilità storica della Sicilia, costituita dalle regie trazzere, tipiche strade sterrate con sentieri sassosi e strade impervie.
Un sogno che si realizza
Chi meglio di Davide Comunale, presidente dell’associazione “Cammini Francigeni di Sicilia” archeologo e insegnante, autore delle guide “La Magna Via Francigena” e “Da Palermo a Messina per le montagne” può raccontare la realizzazione di un sogno, inseguito da tempo, ritenuto irrealizzabile dalla vulgata comune dello scettiscismo siculo e che invece con una buona dose di audacia, mista a caparbietà e perseveranza, alla fine si è concretizzato. “Siamo stati sicuramente dei visionari che con un pizzico di follia hanno intuito la strutturazione di un sistema dove prima c’erano solo esperienze singole – racconta oggi Comunale -. Quello dei ‘Cammini’ è una modalità di fruizione turistica innovativa che garantisce l’integrazione ambientale e paesaggistica con un patrimonio diffuso fatto di arte, buon cibo e spiritualità che consente di entrare direttamente in contatto con le attività agricole, artigianali e turistico-culturali dei piccoli borghi attraversati dai cammini. Costruire cammini col cuore ma soprattutto con la testa, consente di organizzare reti e soprattutto strutturare realtà che producono reddito e non solo emozioni”.
Esperienza già strutturata altrove
Le esperienze dei Cammini già strutturate in ambito nazionale ed europeo, hanno rivelato che esse costituiscono un’opportunità unica per sviluppare un’ospitalità diffusa. Una modalità tipica dei paesi albergo dove i privati aprono le porte delle proprie abitazioni con un prezzo calmierato dove sia possibile per i camminatori contattare (anche attraverso l’app dello smartphone) le chiese, le parrocchie e le strutture convenzionate messe a disposizione dai comuni e dalle associazioni per trovare accoglienza spendendo poco. Questo comunque non impedisce l’integrazione con l’offerta dei classici bed and breakfast e agriturismi e in ultima analisi anche con gli hotel, per chi non vuole rinunciare ai servizi e alle comodità, senza per questo sentirsi meno vicini allo spirito del Cammino.
In Sicilia una potenziale rete da 900 chilometri
Per avere un’idea compiuta di quanto disponibile in Sicilia, “I Cammini Francigeni” nella regione, oggi rappresentano un sistema di più di 900 km di vie storiche che hanno come punto d’unione la via francigena e includono, oltre la già descritta “Palermo-Messina per le montagne”: la via che da Agrigento risale verso Palermo, chiamata Magna Via Francigena; la via che da Mazara del Vallo risale verso Marsala e verso la direttrice per Palermo, chiamata Via Francigena mazarense; la via romana che da Mazara porta a Siracusa, chiamata Via Selinuntina, che collegava i più importanti insediamenti greci prima e romani dopo; la via che da Gela, lascia la Selinuntina e punta a Maniace, ai piedi dell’Etna ed alla sua abbazia, chiamata Via Francigena Fabaria. L’obiettivo ambizioso, dello sforzo di strutturare in Sicilia questo ulteriore segmento di fruizione turistica, è ricalcare le orme del famosissimo “Cammino di Santiago” che dalla Francia conduce fino al santuario di San Giacomo Apostolo nel nord-ovest della Spagna che può contare su una media di duecentocinquantamila pellegrini l’anno e definito dall’Unesco nel 1993 “patrimonio dell’Umanità”.
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