Boris Giuliano – E’ stato un gran bel film. Ben fatto, ottima regia, bravissimi attori, ottima sceneggiatura. E’ la nostra valutazione definitiva sul film che ha raccontato la storia di Giorgio Boris Giuliano andato in onda, su rai 1, in due puntate nelle giornate di lunedì e martedì scorso proprio in coincidenza con la giornata di commemorazione della strage di Capaci del 23 maggio. Una ricostruzione della storia dello storico capo della squadra mobile di Palermo che restituisce onore e dignità ad un personaggio, Boris Giuliano, la cui vicenda è troppo poco nota agli italiani ed ai palermitani stessi.
Tra gli spettatori numerosi: da un lato coloro, come chi scrive, che all’epoca dei fatti erano troppo giovani per comprendere la natura e portata di quell’omicidio che non sembrava diverso da altre centinaia di delitti efferati che la mafia operava sul territorio in un periodo di faide, scontri ed escalation internazionale. Dall’altro lato i giovani, i figli della nostra generazione che di Boris Giuliano conoscevano fino a ieri a mala pena soltanto la presenza del suo nome su una lapide situata sul luogo del delitto, proprio davanti quel bar lux che ha segnato l’ultimo atto della sua azione.
Una fiction che lascia l’amaro in bocca soltanto perché, oltre ogni divagazione creativa e di colore opportunamente inserita nello svolgimento della storia da chi l’ha scritta, presenta profondi tratti di realtà e rilascia la consapevolezza che comunque sia stata raccontata quella storia è profondamente vera. Quei morti ci sono stati, prima e dopo Boris Giuliano, quei personaggi che imperavano e dominavano la Palermo nel corso degli anni 70 ed 80 erano attivi ed intraprendenti per affermare la propria accumulazione di ricchezza ed il proliferare della mafia a tutti i livelli, anche nello stato, con il commercio di droga con la mafia americana e la pizza connection hanno avuto seguito ed evoluzione.
Bravissimi gli attori, dicevamo, e gli sceneggiatori ed il regista Ricky Tognazzi. Credibili anche i personaggi più ambigui come Ignazio Salvo interpretato da un grande Lollo Franco, Tano Baldamenti interpretato dal sempre ottimo Tony Sperandeo. Ottima, sopra tutti, l’interpretazione di Giannini, forse unico figlio d’arte italiano capace di bella presenza ed eccellenti capacità recitative insieme alla siciliana Nicole Grimaudo che ha definitivamente abbandonato la vecchia immagine da ballerina dei tempi di “non è la rai” per approdare al ruolo forse più impegnativo nella sua ottima carriera da brava attrice.
Una nota sul valore morale dell’opera che abbiamo visto: ha consentito a noi siciliani ed ai palermitani tutti di ripassare, nostro malgrado, un periodo di Palermo che è stato finanche più buio di quello delle stragi che hanno portato all’uccisione di Falcone, Borsellino e delle loro scorte. Ha consentito inoltre a noi “vecchi” palermitani di raccontare qualcosa di assolutamente importante ai nostri figli, di interessarli sulla storia della loro città e sul reale valore del lavoro che i veri eroi antimafia morti sul campo hanno prodotto come eredità per le giovani generazioni di oggi.
Una unica nota negativa: tutti i personaggi, tranne due, sono citati con i loro nomi e cognomi. Si tratta del Conte che faceva relazioni con i mafiosi, e forse anche molti affari e di un avvocato, potente tessitore degli interessi loschi dei grandi poteri di questa città all’epoca. un vero peccato perché la circostanza ci ha costretto a spiegare ai nostri figli che alcuni soggetti, anche dopo la morte, restano intoccabili a tutti i livelli, anche nel cinema.
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