Le malattie cardiache sono state al centro dell’ultima puntata di Botta e Risposta, la trasmissione di Claudio Di Gesù in onda in questi giorni.

Alla trasmissione hanno preso parte Enzo Cirrincione ( Cardiologo- Responsabile del Centro di riferimento regionale per la diagnosi e cura dello scompenso cardiaco) Maurilio Cirrito ( Internista –Responsabile dell’ambulatorio NAO pazienti scoagulati dell’IstitutoS.Raffaele Giglio di Cefalù) Carlo Caserta (Dirigente medico di Cardiologia presso Arnas Civico di Palermo) Gianluca Trifirò (Professore Associato di Farmacologia presso l’Università di Messina), Rosalba Muratori (Geriatra e Medico di Famiglia) Giovanna Geraci (Dirigente medico di Cardiologia dell’Azienda “Ospedali Riuniti Villa Sofia- Cervello”Presidente ANMCO Sicilia) e Ignazio Marchese,una presenza costante in questa undicesima edizione, che con la sua rubrica ” Diario dalla Capitale” farà un tratteggio,su alcuni aspetti inediti o poco conosciuti, relazionati alla sanità.

Dice un medico che lavora da anni in Sicilia che la sanità nella nostra regione fa miracoli nello straordinario.

E’ nell’ordinario nella cura quotidiana delle malattie e nell’assistenza ai pazienti che nascono i veri problemi.

C’è un abisso tra gli interventi eccezionali innegabili successi di una medicina sempre in evoluzione che sperimenta tecniche e nuove cure e le visite e l’assistenza quotidiana dei malati.

Già perché l’organizzazione della sanità in Sicilia nonostante i tentativi di riformarla è lontana da garantire standard ottimali ai siciliani che chiedono salute e benessere ad ospedali pubblici e cliniche private.

Le scene a cui si assiste spesso negli ospedali palermitani, nei reparti e nei pronto soccorso sono tutt’altro che da esempio di buona sanità.

Code interminabili nelle aree di emergenza, spesso in condizioni poco dignitose.

Casi di cronaca ce ne sono decine. Ne ricorso solo un paio: l’avvocato che filma le condizioni pessime di un pronto soccorso e viene arrestato e poi scagionato e il fotografo che accompagna la madre e posta su Facebook le foto che mostrano tutta l’arretratezza e l’inadeguatezza di una struttura sanitaria che dovrebbe essere accogliente e decisamente pulita e sterile.

Tutto questo è lontano dagli standard di cui noi pazienti abbiamo diritto.

Come avremmo bisogno di non dovere attendere mesi per una visita specialistica o per un esame che possono rappresentare una questione di vita o di morte.

Negli ospedali pubblici ci sono lunghe liste d’attesa. Liste e attesa che vengono azzerate se paghi e ti rivolgi ai centri privati.

Non si è mai compreso, come mai gli stessi macchinari che nelle strutture private come tac e risonanze magnetiche sono in funzione sia di mattina che di pomeriggio in quelle pubbliche di ospedali e aziende sanitarie solo di mattina.

Negli anni della crisi i tagli sono stati fatti in modo scriteriato. Si sono tagliati i posti letto e ingolfati così i pronto soccorso lasciando per giorni lì i pazienti in attesa di una diagnosi.

La medicina dovrebbe essere al servizio dei pazienti e purtroppo spesso non lo è.

Dagli ospedali ai farmaci.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità i farmaci veramente essenziali sono circa 430, mentre quelli commercializzati sono migliaia. Negli studi che spesso non arrivano agli utenti scopri che i gastroprotettori non proteggono quasi nulla, che gli spray per il raffreddore non riducono l’effetto del virus, e che la vitamina D fa poco contro l’osteoporosi. Ti tutto questo i pazienti sanno ben poco perché passa solo il messaggio quotidiano della pubblicità. Dovrebbero essere i medici a spiegare come stanno le cose, ma sappiamo che non esistono organismi di controllo terzi sui farmaci. Che molto spesso chi lavora dentro le strutture che autorizzano nuovi farmaci hanno dei conflitti di interesse perché hanno contratti con le case farmaceutiche.

C’è una strage di cui poco si parla tranne che in alcune trasmissioni di nicchia.

L’Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato un allarme sulla diffusione dell’antibiotico resistenza nel nostro Paese.

Ogni anno in Italia l’8% dei pazienti ricoverati contrae un’infezione ospedaliera, casi che possono essere letali nel caso in cui l’antibiotico non funzioni.

Più di 10.000 morti ogni anno, le infezioni fanno più vittime degli incidenti stradali.

I batteri resistenti agli antibiotici possono essere ovunque, negli alimenti, negli ospedali, ma anche nell’ambiente, nei laghi, nei fiumi.

Già perché negli allevamenti intensivi il bestiame o i polli vengono cresciuti a cibo e antibiotici.

I risultati di un’indagine di PresaDiretta e Altroconsumo hanno fatto emergere come la carne di pollo analizzata contenga geni di resistenza agli antibiotici nella totalità dei campioni analizzati, 42 petti di pollo prelevati dai punti vendita di Roma e Milano. Nei campioni sono compresi anche prodotti che dichiarano in etichetta “allevato senza uso di antibiotici”: la presenza di geni antibiotico-resistenti è risultata analoga ai campioni convenzionali.

Di tutto questo si dovrebbe parlare e di più.

Nel film Caro Diario di Nanni Moretti il regista in uno dei tre episodi raccontava il suo calvario per sconfiggere una malattia che lo tormentava. Era stato visitato dai migliori medici che dopo esami e visite non erano riusciti a fare una diagnosi e curare la malattia. Solo alla fine un medico stabilì la diagnosi e la cura.

Moretti alla fine del film facendo vedere le centinaia di medicinali inutili acquistati legge quanto c’era scritto su una enciclopedia medica. C’era tutti i sintomi da lui raccontati durante le visite e anche il tipo di malattia. Il regista conclude dicendo che i medici sanno parlare ma non sanno ascoltare.