10, 8, 3. Non stiamo dettando i numeri per giocare al lotto. Da questi tre numeri dipende il futuro dei conti della regione. e potremmo dire anche il presente se non fosse che la regione, guidata dal governatore Renato Schifani, ha deciso di tirare dritto comunque nella gestione dei conti secondo il proprio indirizzo.

La Corte dei Conti sospende il giudizio

Andiamo per ordine e cerchiamo di fare chiarezza. Ieri il collegio della sezione di controllo della Corte Conti, accogliendo la richiesta della Procura generale, ha sospeso il giudizio di parificazione del rendiconto della Regione siciliana per il 2021, in attesa della sentenza della Corte Costituzionale che deve ancora pronunciarsi sui tempi della spalmatura del disavanzo del 2018. La regione non può pagare quei “debiti” se non in tre anni secondo i giudici contabili, ma attualmente li sta pagando in dieci in forza di una norma nazionale che adesso è sotto la lente della Suprema Corte perchè ritenuta incostituzionale. ed ecco dunque due dei tre numeri: 10 secondo la norma contestata, 3 secondo i giudici. Il terzo numero ovvero 8 irrompe adesso sulla scena. Sono gli anni in cui si pagherà realmente quel disavanzo secondo il governo Schifani forte di una nuova legge dello Stato approvata l’anno scorso.

Schifani: “Sentenza incomprensibile”

“La sentenza odierna, relativa al rendiconto del 2021, seppur incomprensibile e non condivisibile, è priva di effetti finanziari e infondata sotto il profilo giuridico. La sospensione della parifica, a causa della pendenza di un giudizio di costituzionalità, in ordine all’articolo 7 del decreto legislativo 158 del 2019, appare poco coniugabile con la successiva norma primaria ex articolo 1 comma 841 Legge 147/22, invocata dalla stessa Corte dei conti, per il ripiano pluriennale del disavanzo del rendiconto del 2018. La nuova legge ha, infatti, superato la norma impugnata dalla Corte. Malgrado ciò, la Regione continuerà ad essere impegnata nel percorso già intrapreso, di risanamento della finanza pubblica, tra l’altro oggi ricordato dallo stesso organo di controllo”, ha detto il presidente della Regione Renato Schifani.

Il disavanzo del passato ipoteca il futuro

Lo scontro fra Regione e Corte dei Conti risale al 2018. o almeno il disavanzo in questione risale a 5 anni fa. E’ figlio di scelte fatte a cavallo fra il governo Crocetta e il governo Musumeci. Naturalmente ciascuno dei due assegna la colpa all’altro. Di fatto Crocetta fece l’accordo per spalmare in trent’anni un disavanzo nel quale non furono conteggiati alcune voci che invece dovevano stare in quel conto. in seguito fu fatto un nuovo accordo per pagare questo “surplus” in dieci anni. Ad essere contestata è la norma nazionale che permette questa “rateizzazione”.

Per la Corte, perso il treno del piano trentennale, la massima rateizzazione è tre anni.

Il governo Schifani, che si è ritrovato questa tegola al suo insediamento, ha chiuso un nuovo accordo con Roma che supera quello vecchio. In corso c’è l’abrogazione della norma che permetteva di rateizzare in dieci anni ritenuta illegittima e per questo sotto la lente della Corte Costituzionale. Sono stati fatti quasi tutti i passaggi, manca quello finale. Non appena la norma sarà abrogata la Regione chiedere alla Corte Costituzionale dichiarare non doversi procedere perché la questione non è più attuale.

Ma la norma in abrogazione viene sostituita da una nuova legge figlia di un nuovo patto Stato Regione che permette, invece, di pagare quel conto in otto anni e su questa sono stati fatti tutti i conti. Ma la Corte dei Conti insiste su tre. una questione che a chi cerca soluzioni sembra essere diventata più una vicenda di principio che altro.

Falcone: “La Regione è solida”

“Il pronunciamento odierno della Corte non produce alcun tipo di ricaduta negativa sui conti della Regione. L’equilibrio economico-finanziario dell’ente rimane solido e tutti gli indicatori più importanti manifestano un chiaro processo di miglioramento. Di ciò la stessa Corte dei Conti, con la quale si mantiene comunque un rapporto di costante interlocuzione, ne dà atto nel pronunciamento odierno”. Così l’assessore regionale all’Economia, Marco Falcone, al termine dell’udienza pubblica della Corte dei Conti per la parificazione del rendiconto generale della Regione Siciliana per l’esercizio finanziario 2021.

“Siamo una delle Regioni italiane con il minore disavanzo – sottolinea Falcone – già nel rendiconto 2021 in netto calo e ad oggi sceso a circa 4 miliardi. Siamo, inoltre, fra le Regioni con il più basso rapporto fra disavanzo e Pil. Il quadro in miglioramento è stato riconosciuto anche dalle società di rating come Fitch, il cui giudizio sulle prospettive di breve periodo è migliorato. Abbiamo allineato i conti, rafforzato la spesa ed efficientato le entrate, questo ci consegna delle prospettive virtuose di sicurezza economico-finanziaria. Siamo fiduciosi – conclude l’assessore regionale – anche sul buon esito del giudizio di costituzionalità sul ripiano pluriennale del disavanzo”.

Gli altri suggerimenti della Corte dei Conti

La Corte dei Conti suggerisce alla Regione siciliana di individuare “un responsabile/referente unico per l’attuazione dei progetti finanziati da fondi Pnrr che garantisca alle amministrazioni centrali, titolari degli interventi a regia, l’invio, nei tempi previsti, delle informazioni sullo stato di avanzamento procedurale, finanziario e fisico degli interventi del Pnrr, ai fini del monitoraggio da parte dell’Unità centrale di Audit presso il Mef, e della rendicontazione semestrale all’Ue”.

E “a prevedere specifici reports, indirizzati agli organi direzionali, al fine di monitorare, nel corso della gestione, il grado di conseguimento delle misure previste dal Pnrr, e il rispetto dei tempi programmati”. E’ quanto si legge nella delibera con cui giudici contabili hanno approvato la relazione della Regione nell’ambito del contraddittorio sul sistema dei controlli interni, rilevando tuttavia “una parziale adeguatezza del sistema integrato”.