E’ stata celebrata ieri la Giornata del Creato (esattamente giornata mondiale di Preghiera per la Cura del Creato), espressamente istituita da Papa Francesco l’anno scorso, come prima iniziativa a seguito della Enciclica Laudato si’.
Abbiamo chiesto a mons. Michele Pennisi, nella sua qualità di membro del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, di spiegare come e perché è nata.
Il 6 agosto del 2015, in occasione della festa della Trasfigurazione, Papa Francesco ha istituito questa celebrazione per l’intera Chiesa cattolica fissandone la data al 1 settembre di ogni anno. La Lettera di indizione sottolinea la forte valenza ecumenica della Giornata, che nasce da un’iniziativa del Patriarcato ortodosso di Costantinopoli, e invita a sintonizzare le iniziative cattoliche anche con quelle del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC).
Quindi non nasce in ambito prettamente cattolico?
L’esigenza di una simile celebrazione parte da molto lontano, ma in tempi più recenti possiamo far riferimento alla proposta di una Giornata di preghiera per il creato lanciata nel 1989 dal Patriarca Dimitrios di Costantinopoli e ripresa quindi dal suo successore Bartolomeo. La data è fissata al 1 settembre, in quanto si tratta dell’inizio dell’anno liturgico ortodosso. Importanti e successive tappe sono state la II Assemblea Ecumenica Europea, svoltasi a Graz nel 1997 e la III Assemblea Ecumenica Europea, quella di Sibiu del 2007. Nel frattempo parecchie realtà ecclesiali europee – fra cui nel 2006 la Conferenza Episcopale Italiana – avevano manifestato l’intenzione di fare propria l’iniziativa. L’estensione all’intera Chiesa cattolica è, dunque, l’ultimo (almeno per ora) passo di una storia che ha oltre quarant’anni.
Perché si è scelto la formula della Giornata di preghiera?
“Per evidenziare innanzitutto due aspetti: quello del ringraziamento del creato come dono, evitando alla radice qualunque tentazione di intenderla come rivendicazione o protesta e quello Ecumenico, per farne momento di incontro anche con le altre religioni”.
E come si inserisce in tutto ciò l’Enciclica Laudato si’?
“Il fatto che il Papa l’abbia voluta a pochi mesi dalla sua promulgazione è il segno più evidente della funzione propositiva che essa può assumere. Ricordo, tra l’altro che l’Enciclica si conclude con due preghiere una per i cristiani e un’altra per quelli che condividono la fede in un Dio creatore onnipotente e misericordioso. E poi non va dimenticato che quest’anno si celebra all’interno dell’Anno della Misericordia, come fanno giustamente notare sia il messaggio della CEI, a firma della Commissione episcopale per i Problemi sociali e della Commissione per l’Ecumenismo e il dialogo, sia il messaggio pontificio dal titolo “Usiamo misericordia nei confronti della nostra casa comune”.
E cosa dice in sintesi il Messaggio della CEI di quest’anno?
“Affronta in modo sintetico ed efficace tre punti. Il primo è la gratitudine al Signore per il dono della creazione: ecco perché è innanzitutto una giornata di preghiera. Il secondo invita a riconoscere sia il grido che viene dalla terra, per i danni che l’uomo ha causato, sia il grido dei poveri, quelli che nell’Enciclica vengono definiti “più abbandonati e maltrattati”. Nel terzo il Messaggio invita “ad allargare il nostro cuore nel praticare la Misericordia, scoprendoci membri di una comunità della creazione, che vive di una molteplicità di relazioni vitali”.
Non pensa che malgrado tanto parlare il tema nel suo complesso sia ancora poco sentito, anche in ambito ecclesiale?
“Non nascondiamoci il fatto che parliamo di un tema planetario che riguarda cioè tutte le nazioni e tutti i popoli. Ricordo a tal proposito l’importante conferenza sul clima di Parigi dell’anno scorso la COP 21 ove sono state poste le basi per avviare un cambiamento di rotta con il consenso anche delle nazioni fino a quel momento più restie. Ricordo anche il contributo dato dalla Chiesa cattolica nella circostanza proprio attraverso l’Enciclica che era uscita da pochi mesi. Credo che però i migliori e più convinti fautori del cambiamento possano essere i giovani”.
Perché?
“Per due esperienze di cui sono diretto testimone. La prima riguarda la recente Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia. A conclusione è stato stilato e distribuito un documento dal titolo: “Manifesto dei giovani della GMG 2016 per una ecologia integrale”, molto ben articolato che ha trovato un entusiastico consenso tra tutte le migliaia di giovani presenti”.
E cosa dice?
Dico cosa mi ha colpito. L’impostazione generale; nessuna specifica rivendicazione o accusa e un susseguirsi della frase: “Ci impegniamo…” Questo è un cambiamento di rotta e di mentalità: assumere responsabilità personali lì dove ciascuno opera. Tra questi impegni voglio ricordare quello che dice: “Ci impegniamo ad adottare un diverso stile di vita, più sobrio e più aperto allo stupore e alla meraviglia del creato, sull’esempio di san Francesco”. Ecco tutto questo mobilita oggi i giovani più di qualunque manifestazione di protesta.
E l’altro?
“L’altro è una iniziativa della Chiesa siciliana denominata “Opifici di Pace” che promuove la raccolta differenziata attraverso le parrocchie e che va avanti già da altre un anno, all’interno di un progetto più ampio della chiesa italiana”.
Ha detto che il documento della CEI affronta anche l’aspetto dei migranti? Perchè?
“Perché uno dei motivi per cui tanta gente scappa dai territori in cui vive è la miseria, spesso causata da quanto abbiamo finora detto. Certo molti fuggono da guerre e conflitti, ma occorre anche tener presente il legame tra migrazioni e degrado ambientale. Spesso, in effetti, la scelta di partire nasce anche dell’inabitabilità il proprio territorio. E’ quanto sottolinea l’Enciclica Laudato si’ al n. 25: “I cambiamenti climatici danno origine a migrazioni di animali e vegetali che non sempre possono adattarsi, e questo a sua volta intacca le risorse produttive dei più poveri, i quali pure si vedono obbligati a migrare con grande incertezza sul futuro della loro vita e dei loro figli. È tragico l’aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale, i quali non sono riconosciuti come rifugiati nelle convenzioni internazionali e portano il peso della propria vita abbandonata senza alcuna tutela normativa”.
Per concludere, che iniziative sono in programma nella sua Diocesi?
“Ci siamo ritrovati al bosco di” Ficuzza” nei pressi di Corleone, per un momento di preghiera al quale prenderanno parte rappresentanti di varie confessioni religiose. Poi ci sarà una tavola rotonda con la partecipazione dei Segretari regionali di CGIL, CISL, UIL, della Coldiretti e con la presenza di varie Autorità. L’incontro organizzato dall’Ufficio pastorale per i Problemi Sociali e il Lavoro, e dall’Ufficio per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso, vuole invitare tutti ad ascoltare il gemito e la sofferenza della nostra terra devastata dagli incendi, inquinata dai rifiuti, rovinata dall’abusivismo edilizio e dal degrado ambientale per una conversione ecologica, che si radichi in un cuore rinnovato, per ricercare assieme le vie di una custodia efficace di «sorella terra» e per riscoprire la centralità dell’uomo non come padrone ma come custode del creato e il senso della «fraternità» con tutte le cose buone e belle create da Dio onnipotente perché misericordioso”.
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