Il fronte progressista a Palermo è ormai un lontano ricordo. Mentre Nello Musumeci ha annunciato le sue dimissioni, rovinando i piani non solo ai colleghi di coalizione ma anche agli avversari politici, nel capoluogo siciliano le divisioni nel centrosinistra sono ormai ai loro massimi. PD, M5S e Progetto Palermo: i tre assi dell’opposizione viaggiano su binari paralleli che, in alcuni casi, rischiano di non incontrarsi più.

Spaccato il fronte progressista a Palermo

Una spaccatura figlia di quanto accaduto a livello nazionale. La rottura fra Enrico Letta e Giuseppe Conte ha compromesso rapporti già fragili, con il fronte progressista che si è diviso ancora prima di iniziare la propria linea di opposizione a Roberto Lagalla. Anzi, qualcuno ha preferito perfino fare un asse con le compagini più moderate del centrodestra, leggasi il PD.

Durante l’elezione del presidente del Consiglio Comunale e dei suoi vice, i Dem hanno deciso infatti di votare con la maggioranza. Prima sostenendo il nome di Giulio Tantillo a presidente, il quale ha ottenuto ben 32 preferenze, fra le quali le cinque dei consiglieri del PD. Poi incassando l’appoggio degli azzurri sul profilo di Teresa Piccione. Mossa preventiva in un certo senso, per evitare un possibile ritorno di Fabrizio Ferrandelli. Ma, d’altro canto, una scelta che è apparsa uno schiaffo al M5S che, durante le operazioni, ha deciso di votare scheda bianca, così come fatto dagli esponenti di +Europa-Azione-Oso.

Progetto Palermo in mezzo a due fuochi

Ed è proprio dai banchi pentastellati che sono arrivate le principali critiche a questa azione d’aula. In particolare dal capogruppo a Sala delle Lapidi Antonino Randazzo, che non le ha mandate a dire ai colleghi d’opposizione. “Prendiamo atto che con il voto di martedì 2 agosto si è voluto affossare un percorso comune fra le forze che hanno sostenuto Franco Miceli. Avevamo proposto di trovare una sintesi su un nome di Progetto Palermo. Proposta che non è stata presa in considerazione”.

Ed è proprio il ruolo di Progetto Palermo ad essere un altro dei motivi del contendere. I quattro alfieri della lista civica a sostegno di Franco Miceli avrebbero, almeno in linea teorica, di fare da cuscinetto fra le due anime del fronte progressista. Operazione non riuscita del tutto, almeno in queste prime fasi di consiliatura. Una compagine che potrebbe andare anche incontro a qualche defezione. Secondo indiscrezioni infatti, l’ex candidato a sindaco di Palermo viene dato come uno dei nomi papabili per una candidatura fra i Dem alle prossime elezioni nazionali.

Caos nelle Circoscrizioni, in VII il PD vota con Fratelli d’Italia

Un caos reso ancora più evidente da quanto avvenuto sul territorio, in particolare nelle Circoscrizioni. Clamoroso ad esempio quanto successo in VII, dove il Partito Democratico ha contribuito ad eleggere Fabio Costantino, esponente di Fratelli d’Italia. Il tutto in un’area in cui il Movimento 5 Stelle ha due consiglieri, ovvero Giovanni Galioto e Simone Aiello.

Proprio i due esponenti pentastellati hanno sottolineato questa scelta da parte dei Dem. “Prendiamo atto della scelta del Partito Democratico di avere votato a favore di un esponente di Fratelli d’Italia. Incomprensibile reputiamo tale scelta anche in considerazione che il voto espresso dal Consigliere del Partito Democratico è risultato determinante per sancire l’elezione dell’esponente di Fratelli d’Italia. Emerge l’incoerenza di un gruppo politico che a Roma sostiene di essere l’alternativa alla Meloni e poi per i quartieri di Arenella, Vergine Maria, Sferracavallo, Mondello, Pallavicino decide di appoggiare Fratelli D’Italia“.

Situazione che si unisce al caos che regna in VIII Circoscrizione, dove l’unico presidente eletto del centrosinistra, ovvero Marcello Longo, si ritroverà a governare in minoranza, con una folta presenza di esponenti di centrodestra. Risultato strano ma figlio della legge elettorale, che ha permesso al candidato del fronte progressista di essere eletto al netto dei voti conquistati dai partiti a suo sostegno, ovvero con il ricorso al voto disgiunto e alle preferenze attribuite soltanto al presidente. Un quadro di caos che non lascia ben sperare per il futuro del centrosinistra. Intanto, le Regionali e le Nazionali chiamano, mentre a Palermo ognuno sembra andare per la sua strada.