Anche le elezioni amministrative del 2017, come tante altre in passato, hanno dato il loro responso. E nonostante un lentissimo scrutinio lasci ancora spazio ad elementi di incertezza sul fronte dei dati ufficiali, è ormai chiaro chi siano i ‘nobili decaduti’ della politica siciliana o, per dirla in un gergo più ‘volgare’ i trombati di questa tornata.

Il primo posto non può che spettare a Giusi Nicolini (nella foto). la sindac(a)o di Lampedusa e Linosa tanto amata e decantata in tutto il mondo da essere stata invitata perfino alla cena di commiato del Presidente uscente degli Stati Uniti Obama, tanto da essere finita in copertina su Panorama insieme a Matteo Renzi come possibile candidata Presidente della Regione, e che ha scoperto di essere molto meno amata dai suoi cittadini amministrati.

Lei che ha ricevuto premi, è stata indicata come la donna forte, l’esempio dell’accoglienza e così via non solo ha perso le elezioni e dunque non è stata riconfermata, ma non è riuscita neanche ad arrivare seconda. Insomma i lampedusani l’hanno mandata a casa dritta dritta e senza passare dal via. Hai voglia a dire che Giusi è ancora una forte e importante presenza del Pd.

Secondo posto inevitabilmente  da assegnare al senatore Antonio D’Alì anche se abbiamo dovuto pensarci un po’ per non dargli il primo. Il suo ex amico con il quale ha litigato ormai da tempo, Mimmo Fazio, andrà al ballottaggio e rischia di tornare sindaco di Trapani. Lui che doveva essere il contendente principale, invece, è stato battuto nella corsa al secondo posto dallo  sconosciuto candidato del Pd, persona perbene e basta a quanto pare. E dire che Trapani storicamente vota chi considera vittima della persecuzione della magistratura. Così è stato per Fazio ma così non è stato per D’Alì nonostante sia ancora ricordato come il potente senatore che è stato dietro agli appalti degli anni scorsi in occasione della America’s Cup di Vela nel 2007.

Sul podio non può mancare Fabrizio Ferrandelli che si è difeso nella battaglia con il ‘mostro’ Leoluca Orlando ma ha perso. Due sconfitte su due partite chiudono la sfida. E dire che lui aveva perfino rinunciato allo stipendio di parlamentare regionale convinto che dimettersi dall’Ars gli avrebbe conferito un vantaggio. Niente da fare. E adesso punta di nuovo all’Ars a novembre. Forse avrebbe fatto bene a non perdere per strada un anno e mezzo di stipendio d’oro.

Fuori dal podio l’intero sistema grillino. Se è vero, come è vero, che a livello nazionale il movimento 5 stelle ha perso, nel complesso, in queste elezioni è altrettanto vero che a Palermo non la si può considerare una sconfitta. Forello non ce l’ha fatta ma non ha mai pensato di farcela cosciente del fatto che la spaccatura interna al movimento con i nutiani avrebbe avuto un peso. Forse il candidato non era proprio quello giusto per riunificare le correnti che si stavano delinenado a Palermo ma il sistema di scelta del movimento è questo. I 5 stelle, comunque sono entrati in consiglio e adesso Sala delle Lapidi vedrà una opposizione.

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