A Torretta il piccolo centro in provincia di Palermo gli americani sono sempre stati di casa. Soprattutto quelli di cosa nostra newyorkese, molti dei quali scapparono quando persero la guerra di mafia con Totò Riina.

Così quando qualcuno di loro torna in Sicilia viene accolto con il massimo rispetto. Un rapporto molto stretto tra le famiglie mafiose siciliane e americane è emerso nell’inchiesta condotta dai carabinieri del comando provinciale di Palermo e coordinata dalla direzione distrettuale antimafia, che oggi  ha portato all’arresto di 10 persone.

Il ritorno degli americani

Il 27 settembre 2018, all’aeroporto Falcone e Borsellino di Cinisi è arrivato Ernest Grillo, esponente di spicco della famiglia mafiosa Gambino di New York.

I due fratelli Natale e Francesco Puglisi, imprenditori edili, finiti oggi in carcere, pensavano attraverso il peso dell’americano di tornare a gestire gli appalti pubblici e privati nel comprensorio. I due fratelli avevano compreso di essere rimasti fuori dal “giocattolino”, il sistema che assegnava i lavori edili nel territorio.

E così Natale Puglisi aveva scelto per ospitare Grillo una delle ville di lusso di fondo Anfossi, a Mondello. Lo stesso Puglisi il 3 ottobre successivo accompagnò Grillo a trovare un vecchio amico di Baucina.

Dal cibo alla cocaina per siglare la pace

Prima di ripartire Ernest Grillo si incontrò con Raffaele Di Maggio, anche questo finito in carcere nell’operazione. E i due fratelli non hanno fatto mancare nulla agli americani. Ricche mangiate e come racconta lo stesso Francesco Puglisi intercettato, sul tavolo fecero trovare anche della cocaina: “ci dissi mi servono cinque grammi perché feci figura ci misi sopra il tavolo pure questa, bella fu”.

Le coccole agli americani portarono al risultato sperato. Tra il 21 marzo e il 4 aprile 2019 uno dei figli dell’imprenditore Natale, si sarebbe recato in America per incontrare proprio Grillo che gli avrebbe confermato che non ci sarebbero stati più scontri a Torretta: “digli a tuo padre che tutto a posto abbiamo sistemato tutte cose”. Il paese di Torretta, pochi abitanti ma uno dei comuni con il territorio più vasto in Sicilia ha avuto sempre un ruolo importante tra le famiglie mafiose.

I pizzini di Matteo Messina Denaro

Non a caso i pizzini per Matteo Messina Denaro passavano proprio da Torretta. Il ruolo di raccoglitore dei messaggi lo avrebbe svolto, secondo gli investigatori Lorenzo Di Maggio, detto “Lorenzino”, tornato in libertà nel 2017, a oggi di nuovo in carcere. E’ il pentito Antonino Pipitone che lo accusa di essere stato il postino dei messaggi per il capomafia di Castelvetrano.

“Gran parte dei pizzini sia della provincia che dei mandamenti di Palermo che dovevano arrivare al superlatitante arrivavano sempre a lui”, ha sostenuto il collaboratore di giustizia. “I biglietti gli venivano consegnati dove lavorava all’Amat l’azienda che si occupa del trasporto urbano di Palermo o a casa della madre”. Pipitone ha svelato che i pizzini venivano poi consegnati da Di Maggio a Calogero Caruso, “il quale a sua volta li consegnava a Campobello di Mazara, utilizzando l’auto del Comune di Torretta dove Caruso all’epoca lavorava”. Caruso anche oggi finito agli arresti domiciliari.

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