Giovedì 5 giugno, l’Aula Blu Cobalto dei Cantieri Culturali alla Zisa ha ospitato uno degli appuntamenti più intensi dell’edizione 2025 di Una Marina di Libri: la presentazione del volume Collettivo FX. Muralismo e moralismi. Taccuini di viaggio da Parigi a Tunisi passando per Bée. Il libro, curato da Raffaella Ganci e Serena Giordano, è pubblicato dalle Edizioni Museo Pasqualino e ripercorre l’arte impegnata del Collettivo FX, tra murales, memoria e militanza.
Un viaggio tra arte e attivismo
Protagonista dell’incontro è stato Simone Ferrarini, voce e pennello del Collettivo FX, accompagnato dalle curatrici e da Rosario Perricone, direttore del Museo Internazionale delle Marionette. Il libro ha proposto un viaggio emotivo e politico tra le tappe più significative del collettivo: appunti, fotografie, schizzi e riflessioni che documentano come l’arte urbana possa trasformarsi in un potente strumento di partecipazione e denuncia sociale.
Quando l’arte è un grido collettivo
Diversamente da molti street artist, FX ha sempre operato solo su invito o con il consenso diretto delle comunità. Nessun intervento estetico fine a sé stesso, ma veri e propri atti di giustizia visiva, in cui i cittadini diventano committenti e giudici. Questo approccio ha permesso al collettivo di eludere la contrapposizione tra arte autorizzata e vandalismo, restituendo significato politico e umano alla street art.
Murales come denuncia
Tra le opere più emblematiche spicca “Tagli“, un murales realizzato a Petralia Sottana per denunciare la soppressione dei presidi sanitari nelle Madonie. Un’opera corale, voluta dalla comunità, per dare visibilità a un’emergenza ignorata: le partorienti devono affrontare oltre un’ora di viaggio per raggiungere l’ospedale più vicino.
Commovente anche il racconto delle anziane operaie delle Officine Reggiane, che negli anni ’50, occuparono la fabbrica per un intero anno, continuando a lavorare senza stipendio ma sostenute dalla solidarietà cittadina. Il collettivo ha trasformato questa storia di resistenza in un’opera muraria che restituisce valore alla memoria e alla forza del lavoro collettivo.
Non meno simbolico è stato “Il bimbo nel carrello“, immagine potente e virale, richiesta da un gruppo di cittadini in protesta contro la costruzione di un ipermercato su un’area verde. Ancora una volta, l’arte ha interpretato e amplificato una battaglia civile, unendosi al coro di chi difende il bene comune.
Un ulivo per la Palestina
Infine, il progetto “Albero di ulivo”, realizzato nel 2023 sul muro di una casa destinata alla demolizione a Masafer Yatta, in Cisgiordania, ha mostrato come un dipinto possa trasformarsi in azione concreta. FX ha simbolicamente suddiviso l’opera in porzioni, vendute a privati, enti e associazioni per finanziare aiuti umanitari e legali a favore della popolazione palestinese. Un gesto radicale e generoso, che ha dato al murale un valore ben oltre l’estetica.
Contro la street art di facciata
Durante la presentazione, si è affrontata anche una riflessione lucida e critica sulla deriva della street art contemporanea. Nata come forma spontanea e antagonista, la street art si è progressivamente istituzionalizzata, diventando – secondo il collettivo FX – uno strumento di promozione per artisti, curatori e committenti. In molti casi si riduce a maquillage urbano, utile solo a mascherare il degrado o favorire la gentrificazione. “La Bellezza salverà il mondo” – dicono con ironia gli artisti – è spesso solo una promessa illusoria che copre diritti negati, disuguaglianze e incuria. In questo senso, il Collettivo si oppone con decisione al cosiddetto “muralismo estetico”, schierandosi per un’arte pubblica radicale, partecipata e realmente utile.
Il Collettivo FX ha dimostrato che la bellezza non è un ornamento, ma un atto politico. I suoi murales non addolciscono la realtà: la rendono visibile. E forse, proprio per questo, possono davvero cambiarla.
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