Sono rimasti con le ossa rotte, con fratture scomposte dalle quali difficilmente  si guarisce, e senza soldi visto che la prima retata ad agosto aveva assestato un duro colpo all’organizzazione.

Così cinquanta delle vittime degli spaccaossa si sono presentati alla squadra mobile e hanno raccontato quello che hanno dovuto subire per avere 500 o 1000 euro.

Violenze inaudite sulle quali i fermati di ieri ridevano e scherzavano pensando di non essere intercettati.”Pareva una addina quannnu ci stiraru u cuoddo” (sembrava una gallina quando ci stiravano il collo).

Si sono presentati alla squadra mobile con stampelle e anche con le sedie a rotelle. Hanno raccontato di avere fatto una follia. Distruggersi la vita e restare zoppi per mille euro. Che per di più non avevano visto.

Ma gli spaccaossa nonostante i primi arresti hanno continuato a mietere vittime. Una in diretta l’hanno sentita anche gli agenti della polizia che non sono potuti intervenire perchè non si riusciva a comprendere dove si stava svolgendo la menomazione.

La banda non risparmiava nessuno. Anche i minorenni rischiavano di finire nelle stanze delle torture.

I loro racconti iniziano tutti così: «Avendo già contratto dei debiti…», oppure «versando in precarie condizioni economiche…».

E subito dopo la frase: «Accettavo di farmi rompere una gamba per inscenare un falso incidente stradale». Il copione è più o meno sempre lo stesso, con particolari sempre più raccapriccianti, come descrive Sabina T.

«Venivo condotta in un casolare di proprietà di Mocciaro, uno dei tre soggetti tale Giosuè mi somministrò tre punture di anestetico al braccio destro: nell’attesa che il farmaco entrasse in circolo, ricordo che i tre mi invitarono a fumare una sigaretta all’esterno del casolare e, dopo circa dieci minuti, lo stesso Giosuè mi invitava a distendermi per terra comunicandomi che erano pronti per la frattura del braccio – dichiara a verbale -. Quindi dopo essermi distesa, mentre Giosuè mi teneva la testa evitandomi di guardare, venivo colpita con un corpo contundente da Mocciaro che mi fratturava in più punti il braccio destro e, in più, lo stesso Mocciaro mi praticava un grosso taglio con un coltello arrugginito nella parte alta del braccio destro. Immediatamente i tre soggetti mi rimettevano in macchina e mi accompagnavano all’ospedale Villa Sofia per ricevere soccorso”.

Ma il racconto più inquietante è quello di un giovane che confessa di avere portato l’amico sedicenne dagli spaccaossa. Una storia che ancora una volta affonda nel degrado sociale della città, dato che il maggiorenne si prostituisce alla stazione centrale e il ragazzino è da anni affidato ai servizi sociali. E solo per un soffio non venne torturato. Gli volevano frantumare il femore, lui l’avrebbe fatto per aiutare il compagno che non ha i soldi per campare.

Una confessione che risale allo scorso gennaio, quando la polizia aveva già ascoltato alcune conversazioni. Grazie alle intercettazioni, pochi minuti prima che si passasse ai colpi di pietra dentro una casupola di Ballarò, gli agenti simularono un controllo e il piano venne sventato. Coinvolti nella vicenda Rita Mazzanares e il convivente Gesuè Giglio, entrambi arrestati ieri.

“Il mio ragazzo conoscendo i sacrifici che io faccio ogni sera pur di guadagnare quanto basta a farci sopravvivere, solo esclusivamente con l’intenzione di aiutarmi economicamente, si rendeva disponibile a tale truffa – dichiara a verbale il testimone -. Ha detto ai due che lui era disponibile a farsi procurare delle lesioni. L’uomo ha quindi spiegato che facendosi rompere la gamba, lui avrebbe poi simulato un incidente stradale chiedendo all’assicurazione il relativo indennizzo economico. Ci disse pure che a noi sarebbe spettato il 35% della somma incassata. Ci hanno detto che per la disponibilità del ragazzo ci avrebbero dato subito 600 euro. Abbiamo concordato di rivederci in serata».

Subito dopo l’appuntamento, gli spaccaossa erano pronti ad entrare in azione. «Ieri sera mi hanno richiamato dandomi appuntamento a Ballarò, poiché la stessa sera, si dovevano procurare le lesioni – aggiunge il teste -. Per fortuna giunti a Ballarò, appena ci siamo incontrati con Rita e suo marito, siamo stati controllati da una pattuglia di polizia. Spaventatomi di ciò, ho preferito fare rientro a casa mia assieme al ragazzo».

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