Centocinquanta anni a servizio dei bisognosi, in aiuto di chi non può permettersi nemmeno il pasto, di chi fatica a condurre una vita normale ma non perde la speranza.

La Chiesa di Palermo è in festa: ricorre domani il primo secolo e mezzo dall’istituzione del Boccone del Povero fondato dal beato palermitano Padre Giacomo Cusmano proprio nel 1867.

L’importante anniversario verrà celebrato con una solenne messa alle 17,30 alla cattedrale di Palermo, presieduta dal vescovo della città Lorefice.

Oggi la Famiglia Cusmaniana è presente anche in Usa, Messico, Brasile, India, Filippine, Romania, Camerun, Congo, Uganda. Non soltanto un semplice ente caritativo, bensì una realtà in ascolto e a supporto di tutti, soprattutto di chi pur non avendo ha tanto da dare. Una famiglia numerosissima, di cui fanno parte le suore, i missionari ed i frati “Servi dei Poveri”, i membri dell’Associazione Giacomo Cusmano Italia Onlus, migliaia di volontari, gli ex allievi, ovvero coloro che negli anni sono stati ospiti nelle case cusmaniane.

La parola d’ordine, sia 150 anni fa che oggi è sempre la stessa: condivisione. “Beato l’uomo che comprende le afflizioni dei poveri, e si adopera per consolarli!” amava dire Padre Cusmano, che poco più che 40enne, durante un pranzo a casa dell’amico Michele De Franchis ebbe la ‘folgorazione’. Nella famiglia in cui era ospite infatti, dopo la preghiera e prima di iniziare a pranzare, ognuno toglieva dal proprio piatto un boccone che veniva posto in un altro piatto, al centro della tavola. Alla fine del pasto, veniva fatto entrare un povero, che con sorpresa era sfamato e servito amorevolmente. Il sacerdote pensò che se tutte le famiglie di Palermo avessero fatto così, sarebbe stato possibile dare da mangiare a circa 7mila poveri al giorno. Si diede subito da fare per iniziare la sua opera, che il 12 maggio dello stesso anno venne riconosciuta a livello canonico.

La storia viene raccontata da suor Palmina Borzellino, superiora generale delle suore Serve dei Poveri che nel mondo offrono milioni di bocconi a chi è nel bisogno, con una carità senza limiti di età, nazione, colore, lingua.

Padre Salvatore Russo, superiore generale dei missionari Serve dei Poveri non nasconde l’emozione: “Domani – dice – è un giorno importante per domandarsi come viviamo la nostra identità di servi dei poveri, e vale sia per i religiosi che per i laici. Noi andiamo incontro agli altri nella semplicità e nella concretezza allo stesso tempo. Non è semplice ma la misericordia del Signore ci sostiene. E poi con la fiducia, l’impegno, la buona volontà e lo spirito di sacrificio tutto si può realizzare”.