Un clima sempre più teso tra istituzioni scuote la comunità di Capaci. Al centro della polemica, un episodio avvenuto durante il consiglio comunale tenutosi ieri sera, 30 maggio, nella piazza principale del paese. Secondo la dirigente scolastica Maria Ausilia Lupo dell’istituto comprensivo statale “Biagio Siciliano – Alcide De Gasperi” di Capaci, si sarebbe consumato un attacco pubblico nei suoi confronti e contro il ruolo stesso della scuola.

“E’ stato un vero e proprio processo in piazza – ha detto Lupo – il sindaco e alcuni consiglieri comunali, ignorando il valore dell’autonomia scolastica, hanno utilizzato uno spazio pubblico per rivolgere accuse infondate, insinuazioni e minacce alla mia persona e al mio operato professionale, mettendo in discussione la mia integrità e il mio ruolo istituzionale”.

La dirigente aggiunge che “mi riserva di tutelare la mia dignità e la mia funzione istituzionale nelle sedi opportune”.

I motivi del contrasto

Al centro delle polemiche, la scelta di limitare la partecipazione degli studenti ad un evento commemorativo. Una decisione presa, chiarisce la dirigente, per motivi oggettivi legati alla conclusione dell’anno scolastico, alle verifiche finali e agli imminenti scrutini. “Alcuni dei consiglieri che oggi mi accusano – aggiunge – siedono anche nel consiglio d’Istituto e conoscevano perfettamente le ragioni di quella scelta. Eppure hanno preferito tacere davanti ai cittadini.”

A questo, si aggiungono altre questioni. Secondo quanto riportato dalla referente scolastica, il nodo della questione sarebbe anche legato ad una richiesta da parte del sindaco di liberare uno dei sette plessi scolastici, richiesta giunta con una semplice Pec e in contrasto – a suo dire – con le direttive previste dal Piano regionale di razionalizzazione della rete scolastica 2025/26, che viene pubblicato annualmente nel mese di dicembre. “Non solo si è andati in deroga alle disposizioni regionali – spiega –, ma mi è stato chiesto di svuotare un edificio fondamentale per il nostro istituto: ospita ben sette classi della scuola primaria”.

La dirigente denuncia inoltre che la soluzione proposta, ovvero la redistribuzione degli alunni in altri plessi, non sarebbe praticabile: “Gli edifici alternativi non hanno gli spazi adeguati. Parliamo di ambienti angusti, in alcuni casi privi persino di finestre. Sarebbe un arretramento pesantissimo per il nostro progetto educativo”.

Limitare le attività laboratori ali

A preoccupare è anche il destino delle attività laboratoriali: “Per fare spazio a queste classi – continua – dovrei smantellare laboratori scientifici, chiudere la biblioteca scolastica, interrompere il laboratorio musicale. Significa amputare l’offerta formativa in un momento in cui le scuole dovrebbero guardare avanti e sperimentare: penso alle aule immersive, alla realtà aumentata, a metodologie didattiche innovative che oggi non sono più un lusso, ma una necessità.”

La dirigente tiene a precisare che, nonostante numerosi tentativi di dialogo e inviti formali al sindaco a visitare l’istituto, ogni sforzo di collaborazione è stato vano.  “Ma quello che ci viene tolto oggi non serve a una reale esigenza: andrebbe a un altro istituto, con pochi studenti, situato in un altro comune. È una decisione che penalizza i nostri alunni e la nostra comunità scolastica”.

Abbiamo chiesto una replica al sindaco Pietro Puccio, replica che non è arrivata.