Per un punto nascite, quello di Licata, che ottiene una deroga sul filo di lana e viene salvato, il 31 dicembre, da una chiusura annunciata, un altro punto nascita, invece, chiude i battenti fra le proteste della popolazione di un intero comprensorio.

Da ieri non si nasce più sulle Madonie. Con una pec giunta il 31 dicembre in assessorato il Ministero ha messo definitivamente la croce sul reparto Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Madonna dell’Alto che deve, dunque, chiudere.

Il reparto garantirà esclusivamente le emergenze giudicate tali dal personale medico che dalle ore 20 resterà in servizio con turni di reperibilità. Inoltre dalla stessa ora il servizio del 118, su tutto il territorio madonita, è garantito solo da tre ambulanze senza nessun medico e infermiere a bordo delle stesse. E’ previsto solo un autista ed un portantino.

Da 48 ore, dunque e partorienti devono andare altrove sottoponendosi ad un tragitto che, nelle loro condizioni, può durare anche due ore d’auto o ambulanza per arrivare, in sicurezza, a Palermo dove ci sono i reparti più attrezzati di Ostetricia e Ginecologia, oppure a Cefalù, dove il reparto è attrezzato, il tragitto almeno la metà ma il numero di parti non certo elevato e il punto nascite comunque a rischio chiusura visto che attualmente è in regime di proroga fino al 31 dicembre del 2016, dunque ha ancora un anno di vita.

“I diritti fondamentali dei cittadini non possono dipendere dalle logiche partitiche, non possiamo permettere a nessuno di considerare la salute come un privilegio da distribuire col manuale Cencelli – dice dice Magda Culotta, sindaco di Pollina e deputato del Pd -. La chiusura del punto nascite di Petralia Sottana oltre a essere uno sfregio al territorio madonita, ci consegna una riflessione politica sugli equilibri di potere in Sicilia e sull’influenza degli stessi sul Ministero della Salute”.

“Pensavamo – continua Culotta – fosse naturale che alle Madonie, essendo considerate per la ‘Strategia Nazionale Aree Interne’ un territorio prototipale, potesse essere garantito un servizio essenziale come il punto nascite, ma evidentemente ci siamo sbagliati. Il Partito Democratico non può deporre le armi di questa battaglia esistenziale per il nostro territorio. Continueremo a lottare affinché con l’avvio della Snai, si possa far capire al Ministro Lorenzin quanto sia importante questo presidio sanitario per un territorio come le Madonie”.

“C’è un territorio fortemente penalizzato, qual è quello delle alte Madonie anche per la situazione delle strade, che non può subire una decisione simile – commenta Edy Tamaio, deputato regionale di Sicilia Futura -. Se vogliamo che presto succeda qualche caso di malasanità e che riguardi neonati e mamme allora si accetti colpevolmente la chiusura del punto nascite delle alte Madonie. Ritengo che una soluzione vada trovata immediatamente e auspico che l’assessore alla Salute Baldo Gucciardi consenta il mantenimento nonché il potenziamento del punto nascite a Petralia Sottana”.

“Abbiamo il diritto di cittadinanza sulle Madonie  e non possiamo essere  considerati cittadini di serie B – dice il vice sindaco di Castellana Sicula, Vincenzo Lapunzina -. Questa situazione annunciata da tempo è inaccettabile. Il governo regionale si attivi affinché si attenzionino seriamente le difficoltà ed i disservizi con cui ci confrontiamo  quotidianamente. Non possiamo accettare decisioni prese dietro le scrivanie da  parte di assessori, ministri e dirigenti che non conoscono le specifiche realtà e la morfologia di quest’area montana, in particolare il ministro della salute Lorenzin – che ha decretato la chiusura del punto nascita –  venga a farsi un giro dalle nostre parti e si ravveda in merito alle sue determinazioni. Di contro, senza mezzi termini, l’assessore regionale alla salute prenda atto della sonora sconfitta e ne tragga le doverose conclusioni”.

Ma il destino di Petralia sembra ormai segnato e difficilmente si troverà u modo per salvare un reparto con un così basso tasso di natalità. In situazione analoga anche Santo Stefano di Quisquina, Lipari e Mussomeli mentre salvo, per il momento, oltre Licata, anche Bronte

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