Coronavirus, muore il primo detenuto. E’ Vincenzo Sucato, il boss di Misilmeri. L’infezione è arrivata anche nelle carceri, il primo detenuto che si ammala e muore è un siciliano detenuto nel reparto alta sorveglianza di Bologna: si tratta di Vincenzo Sucato, 76 anni, arrestato nell’ambito del blitz “Cupola 2.0” del dicembre 2018.
Qualche giorno fa, era stato trasferito in terapia intensiva, agli arresti domiciliari. Sembra che fosse già affetto da altre patologie.
Sucato era finito in altre inchieste antimafia nel passato, già arrestato nel 1997. Le ultime indagini dei carabinieri del nucleo Investigativo, coordinate dalla Dda di Palermo, avevano svelato il suo rinnovato attivismo nella riorganizzazione di Cosa nostra. In manette era finito anche il figlio Giusto, ritenuto il suo “alter ego”.
Nelle scorse settimane, i pm di Palermo avevano chiesto una condanna a 16 anni per Vincenzo Sucato.
Il sindacato della polizia penitenziaria UilPa, Gennarino De Fazio, lancia un nuovo allarme carceri: “Continuiamo a pensare che la gestione dell’emergenza sanitaria dovrebbe essere affrontata in maniera molto più efficace e organica da molti punti di vista, sia per la parte relativa all’utenza detenuta, sia sotto il profilo dell’organizzazione del lavoro e delle misure a protezione degli operatori e, di rimando, per gli stessi reclusi”.
Abbiamo peraltro già detto e scritto – afferma ancora De Fazio – della netta sensazione che il coronavirus nel ‘territorio straniero’ delimitato dalle cinte murarie e chiamato carcere sia arrivato in differita e che pertanto, mentre nel Paese pare si stia registrando il picco, nei penitenziari potrebbe essere in piena fase di sviluppo e ascesa. Motivo, questo, che dovrebbe indurre ad adottare più efficaci e stringenti precauzioni e misure di prevenzione anche onde evitare che dal carcere possano svilupparsi i cosiddetti contagi di ritorno, che potrebbero far riprecipitare la situazione in tutto il Paese, quello che viene comunemente detto ‘libero’”.
“Ormai per noi è diventato quasi un mantra, e ce ne scusiamo, ma in coscienza, per senso di responsabilità verso il nostro Paese, prima ancora che verso gli operatori che rappresentiamo, siamo costretti a ripetere l’appello: la Presidenza del Consiglio dei ministri – conclude il sindacalista – assuma pro-tempore, almeno sino al perdurare dell’emergenza sanitaria, la gestione diretta delle carceri. Indugiare ancora potrebbe determinare l’irreparabile”.
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