Il Governo ha fornito un chiarimento interpretativo del Decreto del presidente del Consiglio che trasforma tutta Italia in zona di protezione e che è in vigore anche in Sicilia da 24 ore. Nel provvedimento si legge che “i mercati coperti in analogia dei centri commerciali o dei supermercati possono restare aperti ad eccezione dei giorni festivi e prefestivi ma devono contingentare le entrate dei clienti per garantirne la distanza di sicurezza.

I mercati all’aperto, invece, devono restare chiusi poiché non sarebbe possibile regolare l’afflusso delle persone”.

Poiché la violazione del Decreto costituisce reato penale, dalla Protezione civile e dal Comune di Palermo “si invita la cittadinanza a non recarsi presso le aree dei mercati e non creare inutili assembramenti. La misura è volta ad evitare che si creino aree affollate nelle quali è più facile la diffusione del contagio”.

Di fatto questa parte del provvedimento sarà molto complessa da applicare visto che troppo spesso nelle aree dei mercati oltre agli autorizzati si affollano una quantità di abusivi. Governare i “mercatari”, peraltro, non è certo cosa semplice e la notizia dello stop ai mercatini rionali è probabile che non trovi immediata applicazione col rischio di assembramenti, controlli e disordini.

Proprio per questo i controlli sono scattati immediatamente e in maniera massiccia con 5 pattuglie della Polizia Municipale che hanno impedito il montaggio dei mercatini di Viale Campania e di Sferracavallo presti per oggi, mercoledì.

Nella notte sono scattati anche controlli sull’apertura dei locali. Sono
183 controlli effettuati e  solo uno trovato aperto e  dnunciato per violazione art. 650 Codice Penale

Lo stop ai mercatini si aggiunge a tutte le altre restrizioni che già da ieri hanno causato difficoltà. In tutta la città si è assistito alla comparsa di code all’esterno dei supermercati per effetto dell’entrata contingentata con gente che in attesa di entrare, però, si assembrava in modo assolutamente disordinato. Solo in pochi casi si è assistito a code ordinate e con distanze di sicurezza mantenuta fra la gente in coda.

Situazione analoga alle poste e negli uffici pubblici. Disomogenea l’applicazione del decreto, ad esempio, nelle delegazioni comunali dove c’è chi ha deciso di chiudere al pubblico nonostante il decreto disponga in maniera chiara che gli uffici di natura pubblica restino aperti

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