Dalla corruzione al falso ma anche le rapine. Sono diverse le indagini messe a rischio dalla fuga di notizie dovuta ad una talpa, adesso individuata, in procura a Palermo. Ed è proprio dall’avviso mandato a due rapinatori che parte l’inchiesta che poi farà capire agli inquirenti cosa succede e perché gli indagati improvvisamente diventano prudenti.

Le due inchieste messe a rischio

Sono due, al momento, gli episodi di favoreggiamento contestati alla “talpa” della Procura di Palermo che passava informazioni su indagini in corso. Si tratta del commesso giudiziario Feliciano Leto, arrestato questa mattina. Il primo è stato scoperto nel corso di una inchiesta su due rapinatori. Durante una conversazione intercettata uno dei due fa un riferimento a Leto, senza farne il nome, che insospettisce gli investigatori.

Il trojan nel cellulare del commesso sospettato

Nel cellulare del commesso viene a quel punto piazzato un trojan che ne registra telefonate e dialoghi e scattano i pedinamenti. Si accerta così che Leto, che aveva la disponibilità delle carte dell’indagine sulla rapina, scattava col cellulare le foto di immagini presenti nel fascicolo – una di un’auto e di un uomo tatuato – e le trasmetteva agli autori del colpo. Un aiuto decisivo ai banditi che dal contatto col commesso smettevano di parlare al telefono e dismettevano le sim dei cellulari.

La seconda inchiesta per corruzione

Il secondo episodio di favoreggiamento riguarda un indagato per corruzione e falso che verrà informato delle intercettazioni in corso a suo carico e perfino della proroga delle indagini di cui ancora non dovrebbe essere a conoscenza. “Io non ti ho mandato niente perché hai pure whatsapp sotto controllo – diceva Leto durante un incontro con l’uomo vicino al tribunale avvertendolo di stare attento nelle sue conversazioni al cellulare- Ci sono intercettazioni fino al 15 ottobre prorogate, ci sono proroghe contro proroghe intercettazioni e contro intercettazioni: tu per ora hai il telefono sotto controllo”.

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