Il via al confronto su una idea ‘diversa’ di candidato presidente della Regione lo ha dato il sondaggio sul gradimento dei sindaci siciliani. Nelle posizioni di testa ci sono due sindaci molto amati. Uno è Lillo Firetto, ex sindaco di porto Empedocle e attuale sindaco di Agrigento, deputato regionale dell’Udc e uomo capace di non schierarsi ne a destra ne a sinistra ma contemporaneamente con tutti.

Potrebbe essere lui il candidato presidente della Regione del Pd di marca renziana (con alleati annessi) invece dello stesso Faraone che sembra pian piano abbandonare l’idea di candidarsi personalmente preferendo, forse, un posto a livello nazionale in virtù anche del fatto che i sondaggi non lo danno proprio blindato come candidato.

Firetto sarebbe stato contattato nelle ultime settimane per sondare una sua eventuale disponibilità anche perchè il mandato di sindaco di Agrigento non è ancora in scadenza e far da candidato presidente significherebbe rinunciare alla sindacatura. D’altronde di candidati si fa un gran parlare già da tempo nonostante le elezioni siano ancora lontane. L’unico ricandidato ufficiale, però, è Rosario Crocetta.

In questa situazione, invece, non c’è niente di ufficiale anche se la candidatura Firetto l’Udc l’aveva accennata come possibile. Ora il contatto c’è stato già la scorsa settimana con il Pd e lui, il buon Lillo, non si è sbilanciato. I bene informati dicono che da buon Udc segue le vicende del suo travagliato partito che non si sa bene dove si collocherà alle prossime elezioni. Da una parte è corteggiato e corteggia il Centrodestra, dall’altra governa con il centrosinistra tanto a Roma quanto a Palermo. E poi è pur sempre ormai quasi una cosa sola con Ncd le cui performance sono analoghe da un punto di vista delle trattative.

C’è poi la spaccatura interna fra Cesa e Casini e la battaglia in Sicilia fra D’Alia e il nazionale. Tutti elementi che fanno stare Firetto lontano da un impegno chiaro. In fondo la candidatura potrebbe arrivargli offerta su un piatto d’argento anche da destra e scegliere, da buon democristiano, non è facile. Dipende da accordi, appoggi, forza elettorale e soprattutto da chi ci sta dietro, da chi seguirà e spingerà la lunga corsa verso la Presidenza.

E allora Faraone ha pronta la carta di riserva. Torna in campo un nome appena accennato un paio di mesi fa e poi lasciato cadere come si fa con le candidature che si vogliono perseguire davvero. L’uomo del mistero potrebbe essere Giuseppe Ferrarello sindaco di Gangi, anche lui amatissimo nel comprensorio.

Il suo lavoro come primo cittadino è apprezzato a Gangi e in tutte le Madonie e Faraone vuole metterci il cappello nel salto di qualità dell’amministratore locale, anzi localissimo.

A Gangi ha già fatto il sindaco per due mandati e non può ricandidarsi ma se si presentasse a qualcosa di più non prenderebbe solo i voti del suo paese ma forse dell’intero comprensorio madonita che si è sviluppato intorno all’amministrazione di Gangi e dintorni.

Insomma uno che i voti li potrebbe prendere per meriti ‘amministrativi’ e non per giochi politici. Certo amministrare un piccolo comune madonita non è come amministrare una grande regione piena di squali e praticamente in default.

Intorno bisognerebbe costruirgli una squadra. Molto dipenderà anche da cosa succederà a Palermo visto che prima si vota per il sindaco del capoluogo siciliano e la candidatura di Ferrandelli, a prescindere dal risultato incerto, una cosa l’ha già ottenuta: spaccare il Pd soprattutto in area renziana. al momento un grande favore a Leoluca Orlando

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