I giudici della Corte dei conti d’appello presieduti da Giuseppe Aloisio hanno condannato Lucio Giuseppe Monte, a risarcire l’istituto regionale Vino e Oli (Irvo) con la somma di 420 mila euro per l’utilizzo non coretto dei fondi Agea relativo a diversi progetti.

In primo grado Monte, direttore tecnico dal 30 gennaio 2012 al 30 maggio 2013 e direttore generale dal 31 maggio 2013 al 30 maggio 2016 era stato condannato al pagamento di 160 mila euro.

I giudici hanno confermato anche in appello l’assoluzione del direttore generale dell’Agricoltura Dario Cartabellotta dall’accusa di danno erariale per un milione e 34 mila euro, nella sua qualità di direttore generale dell’Istituto Regionale Vino e Olio, negli anni che vanno dal 2009 al 2012 per aver sottoscritto impropriamente contratti Agea. Secondo la procura contabile diretta da Gianluca Albo sia Cartabellotta che Monte avrebbero provocato un danno erariale causato alle casse dell’Istituto Regionale Vite e Olio, di quasi tre milioni di euro.

La notizia era arrivata sulla scrivania della procura regionale attraverso il commissario ad acta dell’Istituto che con un esposto del 25 febbraio 2016 rappresentava alla procura contabile la “precaria situazione finanziaria dell’ente”. Secondo i giudici di appello “va esclusa – si legge nella sentenza – la sussistenza di un danno da disservizio imputabile a Cartabellotta visto che l’ex direttore dell’istituto non aveva più in carica quando l’attuazione dei progetti era ancora agli inizi consente ragionevolmente di escludere che il mancato completamento dei progetti”.

Diverso il giudizio dei giudici sull’operato di Monte. “I progetti per la promozione e la commercializzazione a livello internazionale dei prodotti vinicoli siciliani sono stati attuati in misura assai modesta, con correlativo insoddisfacente grado di realizzazione degli obiettivi d’interesse pubblico, di pertinenza istituzionale dell’Istituto, che avrebbero dovuto essere perseguiti – dicono i giudici nella sentenza- da un altro, l’Irvo si trova, ormai da anni, nella gravosa situazione di dover restituire ratealmente all’Agea, attingendo a risorse finanziarie proprie, ingenti quote dei contributi a suo tempo ricevuti, che erano state non utilizzate o mal utilizzate per il conseguimento degli scopi programmati o che, peggio ancora, erano state distratte per provvedere a spese del tutto estranee a tali scopi.

Nella vicenda in esame sono emerse negative ripercussioni sulla funzionalità dell’Ente nell’espletamento di una parte assai rilevante dei propri compiti istituzionali, da configurarsi come danno da disservizio”.