I giudici d’appello della Corte dei conti presieduti da Giuseppe Aloisio hanno confermato la condanna dell’ex dirigente generale della Regione Siciliana Patrizia Monterosso a restituire 26 mila euro per gli incarichi aggiuntivi.

Secondo la legge per i dirigenti con incarico apicale vige il principio di omni comprensività del trattamento economico. Non si possono avere, dunque, ulteriori retribuzioni. I giudici, hanno confermato quanto ricostruito dalla procura contabile diretta da Gianluca Albo. Monterosso in passato è stata consigliere di amministrazione dell’Università Kore di Enna e contemporaneamente prima capo di gabinetto del presidente della Regione e poi segretario generale.

L’attuale presidente della Fondazione Federico II era stata designata nel 2011 su richiesta dell’università e su indicazione dell’allora governatore Raffaele Lombardo per il consiglio dei garanti. Dopo la designazione presso il Consiglio dei Garanti dell’Università Kore la Monterosso sarebbe stata cooptata nel Consiglio di amministrazione della stessa università, senza alcun atto dell’amministrazione regionale, né alcuna comunicazione da parte dell’Università volta ad ottenere l’assenso dell’amministrazione stessa alla nomina. Patrizia Monterosso  si è difesa in primo e secondo grado sostenendo che l’incarico alla Kore “non sarebbe riconducibile alla qualifica rivestita nell’apparato amministrativo regionale, esulerebbe totalmente dai compiti e dalle funzioni di Capo di Gabinetto e di Segretario Generale e sarebbe stata retribuita dalla Kore a titolo professionale”.

Non per i giudici d’appello che hanno respinto il ricorso e confermato la sentenza di primo grado.

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