“Il pronto soccorso dell’ospedale Civico con una media di 40-45 pazienti tutti in ventilazione non è assolutamente normale e fisiologico. Questo significa che i posti di terapia sub-intensiva, dove dovrebbero correttamente stare questi pazienti, non ci sono a dispetto di quello che viene dichiarato dagli organi politici. Un pronto soccorso non si può sostituire a un reparto di degenza e gli operatori di una struttura simile sono altamente a rischio”.
Lo dice Angelo Collodoro, vice segretario regionale siciliano del sindacato dei medici ospedalieri Cimo, dopo la crescita dei casi di contagio in Sicilia e il focolaio di Covid-19 scoppiato nel pronto soccorso dell’ospedale Civico di Palermo, dove 14 tra medici e infermieri sono risultati positivi nelle ultime 48 ore.
“Parliamo di quasi 42 operatori al giorno che si danno il cambio, 21 tra medici, infermieri e Oss per ogni turno. Abbiamo dato quattro mesi di vantaggio al virus – dice ancora Collodoro – senza programmare posti ospedalieri aggiuntivi, posti già insufficienti in Sicilia a regime ordinario e che si stanno rivelando totalmente inadeguati in una situazione di emergenza quale quella che viviamo”.
A mancare per il vice segretario regionale del Cimo sono anche le strutture alternative ai nosocomi, come, a esempio i Covid Hotel. “A Palermo ne abbiamo solo uno, ma ne servirebbero almeno 10”. Ecco, perché secondo Collodoro, l’allarme lanciato nei giorni scorsi dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che “dopo una gestazione travagliata ha partorito le prime misure restrittive”, è più che fondato.
“Il rischio di vivere una tragedia è dietro l’angolo”, dice il sindacalista. “E’ stupefacente constatare come il governatore in carica da 3 anni denunci sulla stampa la mancanza di 5mila sanitari. Chi ha impedito di assumerli? Né lui né i suoi predecessori si sono sottratti alla solita politica degli annunci”. Accade così, denuncia Collodoro, che “oggi mandino nelle terapie intensive neo laureati, personale preso con la partita Iva”. C’è poi il caso delle Usca, “con medici part time”.
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