Il boss Matteo Messina Denaro avrebbe utilizzato negli anni le generalità di diversi fiancheggiatori. Lo sospettano gli inquirenti che, nel covo di vicolo San Vito, a Campobello di Mazara, tra le carte del capomafia hanno trovato documenti di identità contraffatti coi nomi e i dati di persone realmente esistenti.

Non è ancora chiaro se i documenti siano stati contraffatti dallo stesso capomafia o se qualcuno glieli abbia forniti precompilati e lui abbia soltanto apposto la sua foto.

Diverse peraltro sono le foto tessera trovate al padrino di Castelvetrano. Prima di assumere l’identità del geometra Bonafede, utilizzata a partire almeno dal 2020, quando venne operato di cancro all’ospedale di Mazara del Vallo e utilizzò il codice fiscale e la carta di identità del suo complice, il boss avrebbe dunque fatto uso dei documenti di altre persone.

E con le generalità di altri favoreggiatori avrebbe viaggiato e concluso affari. Piste che gli inquirenti, che stanno tentando di andare a ritroso per ricostruite la latitanza del capomafia, ora approfondiranno.

Il covo di via San Vito

Una casa ordinata, i quadri alla parete, due leoncini di peluche, un divano marrone, una stanza adibita a palestra: l’appartamento in cui il boss Matteo Messina Denaro ha trascorso gli ultimi mesi della latitanza potrebbe essere l’abitazione di un uomo qualunque.

Cosa c’è nella casa di Messina Denaro

Nel salotto una tv, i libri disposti su una mensola, i quadri alle pareti con riproduzioni di dipinti famosi, come i Girasoli di Van Gogh e le foto dei protagonisti del film il Padrino e di Joker, nella stanza adibita a palestra anche l’asse da stiro, decine di scarpe costose sistemate in una scarpiera: un appartamento come tanti. Il filmato con le immagini del covo è stato girato dai carabinieri del Ros che, il 16 gennaio, hanno arrestato il capomafia trapanese e sono risaliti al suo rifugio a Campobello di Mazara.

La scoperta della calibro 38

La cattura di Matteo Messina Denaro ha portato alla scoperta di un’arma nascosta nel covo in cui si era nascosto negli ultimi otto mesi. I carabinieri del Ros hanno trovato una pistola “Smith & Wesson” calibro 38 special, con 5 cartucce pronte per l’uso, nascoste in un mobile della cucina dell’appartamento in cui si trovava. La scoperta dell’arma è stata considerata un elemento importante dal procuratore Maurizio De Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido, che stanno indagando sugli ultimi movimenti del boss e sulla sua rete di fiancheggiatori.

La pistola sotto analisi dei Ris

La pistola è stata consegnata al Ris per gli accertamenti tecnici, poiché la matricola è stata abrasa. Gli esperti dei carabinieri dovranno verificare se l’arma è stata utilizzata di recente e verrà comparata con le armi analoghe utilizzate per altri omicidi. La scoperta dell’arma rappresenta un ulteriore tassello nell’inchiesta sull’attività criminale di Messina Denaro e sui suoi complici.

Le parole ai medici di Messina Denaro

“Non ho ricevuto una educazione culturale ma ho letto centinaia di libri, sono quindi informato sulle cure, vi prego di poter essere trattato con farmaci e terapie migliori”. Questo avrebbe detto Messina Denaro ai medici che lo stanno seguendo in carcere. L’ex latitante è detenuto in  carcere all’Aquila e sottoposto a trattamenti chemioterapici per un tumore al colon. Nonostante le sue condizioni di salute, i medici che lo hanno visitato affermano che si trova in buone condizioni e che ha superato i postumi della prima chemioterapia di mantenimento. Messina Denaro ha avuto solo qualche problema gastrointestinale e gli oncologi prevedono di fare la seconda seduta entro le prossime settimane.

Per lui procedure all’avanguardia

Il boss ha confessato le sue preoccupazioni riguardo al trattamento del tumore solo ai medici e al personale penitenziario. I medici che lo curano, dell’equipe guidata dal professor Luciano Mutti, primario oncologo dell’ospedale dell’Aquila, hanno rassicurato Messina Denaro che si stanno seguendo procedure all’avanguardia e in linea con i protocolli internazionali. Intanto Gianmarco Cifaldi, garante dei detenuti della Regione Abruzzo, ha dichiarato di non aver ricevuto alcuna segnalazione di richieste di “cure speciali” né lamentele sul trattamento sanitario da parte del boss di Castelvetrano. Cifaldi ha affermato che “non solo a Messina Denaro, ma a tutti i detenuti all’Aquila viene garantita massima attenzione dal punto di vista delle cure”.

 

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