Mancano le commesse

Crisi Fincantieri, lanciato l’allarme |Sit-in lavoratori indotto in Prefettura

Sit-in unitario questa mattina dei lavoratori delle cooperative storiche dell’indotto Fincantieri davanti alla Prefettura. Si tratta di 180 operai di cooperative come la Portisti, la Picchettini, la Spavesana, che un tempo facevano le opere di carenaggio, saldatura, sabbiatura e pitturazione delle navi e che oggi sono completamente inattive per mancanza di commesse. Ma in totale un migliaio di lavoratori dell’indotto Fincantieri oggi è fermo per la crisi di commesse.

“La situazione è drammatica: ci sono 180 lavoratori senza ammortizzatori sociali, per le cooperative sono finiti i carichi di lavoro perché il Cantiere Navale è completamente fermo. E la crisi si riversa sull’indotto. L’ultima piattaforma che ha fatto il suo ingresso per una riparazione sta svolgendo i lavori in proprio. L’armatore al porto paga l’affitto per l’ormeggio in banchina, la luce, il gas e l’acqua. Il Cantiere di Palermo è usato ormai come un porticciolo turistico: Fincantieri ci ha tolto tutte e tre le mission produttive della costruzione, riparazione e trasformazione navale”.

Lo dichiarano il segretario Fiom Cgil Palermo Angela Biondi e il rappresentante Fiom Francesco Foti, in piazza oggi con i lavoratori, per i quali è stato chiesto l’intervento del Prefetto. “Abbiamo chiesto l’urgente organizzazione di un tavolo con Fincantieri nazionale per poter avere dei carichi di lavoro immediati. L’indotto è raso al suolo. A seguire, per impedire lo smantellamento del Cantiere Navale, abbiamo chiesto un tavolo con Regione, Comune e Autorità portuale. Il prefetto si è impegnato a farci avere una risposta – aggiungono Angela Biondi e Francesco Foti – Le istituzioni ci dicano cosa intendono fare per salvare il Cantuere Navale. Finora abbiamo assistito solo alle passerelle del ministro Delrio e del sottosegretario Faraone. E dopo l’annuncio di un incontro da parte dell’assessore Lo Bello, non siamo mai stati convocati alla presidenza della Regione”.

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Il 28 aprile scorso a Trieste, in occasione della presentazione del piano industriale durante la trattativa per l’integrativo, che non è stato firmato, i sindacati hanno appreso che a Palermo non saranno più assegnate costruzioni navali. Non sono dunque arrivate risposte alle richiesta di una più equa distribuzione degli incarichi e dell’occupazione in tutte le sedi. “Siamo stati privati di tutte le mansioni produttive. pur avendo le stesse infrastrutture del 2010, quando costruimmo i rimorchiatori d’alto mare della Hartmann – aggiungono Angela Biondi e Francesco Foti – Ci hanno tolto anche le trasformazioni e riparazioni navali, per difficoltà legate all’assenza dei bacini. Queste due mission, che erano state fondamentali per garantire il lavoro al Cantiere Navale, saranno dirottate all’Arsenale di Trieste, che ha un piccolo bacino, e a Genova, che da poco ha acquistato un nuovo bacino B1. Al Cantiere Navale di Palermo saranno affidate solo piccole opere come la lavorazione del ferro”.

In tutti gli altri cantieri italiani
sono stati garantiti carichi di lavoro fino al 2025. A Monfalcone lavorano 10 mila operai dell’indotto e 2 mila di Fincantieri. A Marghera 7 mila dell’indotto e 1.500 di Fincantieri. Ad Ancora 3 mila dell’indotto e 500 di Fincantieri. A Sestri 3 mila dell’indotto e 600 di Fincantieri. Tra Riva Trigona e Muggiano, in Liguria, in tutto sono 5mila i lavoratori. A Palermo, dove si parla di una nuova richiesta di cassa integrazione, in cig a rotazione ci sono 130 operai al giorno.

Sulla crisi dei cantieri navali inteviene anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. “Abbiamo da tempo segnalato la necessità che Fincantieri cambi del tutto la propria politica sulla distribuzione delle commesse fra i diversi impianti della penisola e la manifestazione sindacale di oggi non fa che confermare le preoccupazioni su un sempre maggiore e più grave disimpegno dell’azienda da Palermo”.

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“Non è immaginabile – aggiunge Orlando – né comprensibile che da parte di un’azienda a partecipazione statale vi sia una deliberata politica di disimpegno da uno specifico territorio, pur in presenza di commesse che potrebbero essere redistribuite fra più cantieri ed in presenza, nel Cantiere navale di Palermo, di professionalità e competenze di altissima specializzazione”.

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