Il Commissario Unico per la Depurazione Maurizio Giugni costituisce un elenco di operatori economici cui affidare servizi di archeologia in Sicilia, Regione che è ad oggi la principale destinataria delle infrazioni comunitarie in campo fognario-depurativo.

L’avviso

Un avviso, pubblicato sul sito della Struttura, si rivolge a quanti vogliano candidarsi a svolgere attività quali la verifica preventiva dell’interesse archeologico di un luogo, la sorveglianza dei lavori di scavo, i saggi che si rendano necessari in fase di progettazione ed esecuzione del cantiere.

A chi è rivolto

Per entrare nell’elenco, dal quale il Commissario potrà attingere per lo svolgimento di attività archeologiche, si richiedono adeguati requisiti di ordine generale e professionale: l’opportunità è per singoli professionisti, imprese e raggruppamenti temporanei di aziende, società cooperative, ma anche Dipartimenti universitari.

L’obiettivo: “Non disperdere patrimoni culturali inestimabili”

“La professionalità dell’archeologo, dalla progettazione fino alla realizzazione di un’opera – osserva Riccardo Costanza, Subcommissario alla Depurazione – può risultare davvero decisiva: per non disperdere patrimoni culturali inestimabili e insieme per assicurare tempi coerenti con l’urgenza di realizzare le opere che servono al territorio. Ci auguriamo – conclude Costanza – che in tanti vogliano candidarsi ad accompagnare la complessa attività del Commissario, che riguarda in Sicilia numerosi interventi”.

Arera: “Riutilizzato solo il 4 per cento delle acque reflue”

“Dall’analisi dei dati raccolti per l’anno 2021, riferiti a un campione pari al 67,3% della popolazione residente Istat, in termini assoluti il volume complessivo di acque reflue depurate è risultato pari a 4,48 miliardi di metri cubi, il volume complessivo destinabile a riutilizzo è risultato circa pari a 814 milioni di metri cubi e il volume complessivo destinato effettivamente a riutilizzo è risultato pari a 177 milioni di metri cubi. Con un potenziale del 18% di reflui destinabili al riuso, solo il 4% circa è effettivamente riutilizzato”. Lo ha detto il presidente dell’Arera Stefano Besseghini nella Relazione annuale al Parlamento aggiungendo che per “incoraggiare il ricorso al riuso, l’Autorità ritiene prioritaria l’attuazione del Regolamento europeo n. 741/2020 secondo i principi generali del full cost recovery e del chi inquina paga per una corretta allocazione dei costi di gestione degli impianti destinati al riuso garantita dal regolatore nazionale”.

(Nella foto: un Qanat, antico sistema di trasporto idrico risalente all’epoca araba, ritrovato nel corso degli scavi per la rete fognaria in via Agnetta a Palermo).

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