Nel Mezzogiorno circa il 10% del totale dei residenti ricoverati per interventi chirurgici acuti si sposta verso altre regioni, a fronte di valori compresi tra il 5% e il 6% nelle regioni del Centro-Nord. Il tasso di emigrazione si riduce in Basilicata e Sicilia, resta sostanzialmente stabile in Campania e aumenta in tutte le altre regioni meridionali”.

E’ uno dei dati, forse l’unico positivo, oltre ai dati sulla crescita seppur minima del Prodotto interno lordo dell’isola, che emerge dal rapporto Svimez, presentato oggi, secondo cui “la quantità e qualità dei servizi sociali nel Mezzogiorno risultano ancora decisamente inferiori a quelle del resto del Paese” e “questo spiega un più elevato tasso di emigrazione ospedaliera verso le regioni del Centro-Nord”.

Viene, dunque, dalla sanità uno dei due dati positivo del rapporto. L’altro riguarda la crescita allo 0,5% del Pil isolano in un panorama che è di stagnazione se non di recessione. Per il resto il report fa emergere un quadro ancor più pesante. Ben oltre gli effetti depressivi della crisi mondiale ed europea, il Mezzogiorno soffre di un doppio divario (con l’Europa ed il Centro nord).

“I dati del rapporto Svimez pubblicato oggi evidenziano, ancora una volta, quello che ripeto da anni: per tornare a far crescere il Sud servono investimenti produttivi, non misure come il reddito di cittadinanza, che – come sottolinea lo studio dell’Associazione per lo Sviluppo del Mezzogiorno – sta allontanando dal mercato del lavoro anziché richiamare persone in cerca di occupazione” dice il Presidente della Regione Nello Musumeci.

“Se in Italia ci sono ormai solo quattro Regioni – continua – dove il tasso di natalità è positivo, e si trovano tutte al Nord, significa che le politiche messe in campo dal governo nazionale sono sbagliate. Le persone fuggono da un territorio quando non vedono prospettive e il rapporto Svimez sottolinea come, rispetto alla media europea, a 15 paesi (posta uguale a 100), la dotazione di autostrade del Mezzogiorno è passata dal 1990 al 2015 da 105,2 a 80,7 nel 2015. Le infrastrutture servono per lo sviluppo, ma questi numeri evidenziano come il Sud sia uscito dalle priorità degli esecutivi nazionali. Il mio governo sta facendo l’impossibile e i risultati si cominciano a vedere, a partire dal pil che lo scorso anno ha ricominciato a crescere, mettendo a segno un incremento dello 0,5%, dopo il -0,3% del 2017. Così come ci conforta il dato che rileva la riduzione del tasso di emigrazione ospedaliera dalla Sicilia”.

Ma le risposte che Roma deve dare a questi problemi tardano ad arrivare, visto che la legge di bilancio appena presentata, che ha al suo interno un intero pacchetto di misure destinate al Sud, in pratica destinerà alla Sicilia nel 2020 risorse aggiuntive per poco più di 35 milioni, mentre per la proroga del credito d’imposta per gli investimenti delle imprese che operano in tutto il Mezzogiorno, e sottolineo in tutto il Mezzogiorno, si mettono a disposizione soli 674 milioni. Per questo dico che è arrivato il momento che il presidente del Consiglio convochi un tavolo per il Sud, dove tutte le Regioni siano chiamate a confrontarsi con il Governo nazionale per analizzare la situazione e mettere in campo politiche adeguate alle necessità del meridione, comprese procedure celeri per velocizzare la spesa pubblica. Ormai è chiaro: quella che stiamo vivendo – conclude – è una vera e propria emergenza nazionale, che se non verrà affrontata con la dovuta serietà rischia di travolgere l’intera Nazione”.

Tutti allarmati nel mondo sindacale “Il rapporto conferma drammaticamente non solo la crisi di questa parte del Paese ma anche l’inadeguatezza e l’inefficacia delle misure messe in campo finora dallo Stato” secondo il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino. “Per arrestare il declino del Sud e della Sicilia il piano per il Mezzogiorno annunciato dal governo Conte bis è una condizione necessaria ma non sufficiente” per Sebastiano Cappuccio segretario generale regionale della Cisl

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