I dipendenti regionali siciliani godono di periodi di aspettativa e permessi retribuiti di gran lunga maggiori rispetto ai colleghi statali: negli assessorati, è tra l’altro più facile assentarsi per motivi sindacali.

Sulla questione sono intervenuti i principali sindacati e l’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche Amministrazioni, che si erano impegnate a dimezzare aspettative e permessi retribuiti dei regionali. E’ stato anche stilato un accordo, ma a quanto pare lo stesso documento prevede ancora dei privilegi e va riscritto.

A lanciare l’allarme è la Corte dei Conti: fino a tutto il 2015 alla Regione permessi e aspettative erano dieci volte di più che altrove. Era nata una norma ad hoc che l’assessore all’Economia Baccei aveva fatto inserire nella Finanziaria 2015 con l’obiettivo di adeguare la Regione siciliana al resto d’Italia.

Come scrive il Giornale di Sicilia, tuttavia, il primo accordo fra Aran e sindacati, ratificato dalla giunta a fine dicembre, per attuare la riforma finì con un colpo di scena: il costo dei permessi sarebbe stato perfino maggiore che in passato.
Per questo motivo la procedura è ripartita da capo. Ed è arrivato un nuovo accordo il 29 aprile: la giunta lo ha esaminato la settimana scorsa e su segnalazione dell’assessore agli Enti Locali, Luisa Lantieri non ha ratificato l’accordo in alcune parti, obbligando Aran e sindacati a riscriverlo perché non in linea con le norme nazionali.

Nello specifico, l’Aran e le sigle sindacali (eccetto Cgil e Uil che non hanno formato) avrebbero dimenticato che ogni anno i permessi dovrebbero diminuire proporzionalmente alla riduzione del personale per effetto dei pensionamenti.
Inoltre il piano deve tenere conto della direttiva che impone di diminuire il numero totale dei permessi ogni due anni del 10%.

Nel piano bocciato era previsto che le sigle sindacali maggiori si dividessero ogni due anni un 10% in più di permessi. Il tutto ha un costo: con l’ accordo bocciato i permessi scenderebbero a 9.187 giornate da dividere fra i sindacati con un costo di 1.234.030 euro. Una somma che già nel 2018 potrebbe essere inferiore del 10%.

E c’ è una seconda norma, nel piano appena bocciato, che assegna un vantaggio ai sindacati dei regionali: partendo dal presupposto che il numero delle aspettative retribuite deve essere dimezzato, Aran e sindacati hanno calcolato di assegnare a ciascuna sigla la metà delle vecchie quote. La divisione porta però a delle cifre decimali: in questo caso l’ accordo prevede che si arrotondi in aumento. Per esempio, se una sigla aveva 5 aspettative la divisione matematica ne assegnerebbe due e mezza mentre l’ accordo ne «concede» tre. Si guadagna così un’ aspettativa. E pure in questo caso la giunta ha obbligato Aran e sindacati a una marcia indietro. Concretamente: con le regole nazionali le attuali aspettative dovrebbero scendere da 24 a 12 mentre con l’ accordo appena bocciato ci si fermerebbe a 15, che costano alla Regione 766 mila euro all’anno.

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