È la parola ‘giustizia’ a farsi strada oggi tra i 39.000 cuori monrealesi, scossi dalla tragedia che sabato notte ha insanguinato la città. Una lunga marcia silenziosa ha attraversato ieri, 29 aprile, le vie di Monreale: centinai di persone, tra cui moltissimi giovani, si sono ritrovate per ricordare Massimo, Salvo e Andrea, i tre ragazzi uccisi nell’assurda sparatoria esplosa al culmine di una rissa.

Il corteo

A guidare il corteo, uno striscione con la scritta: “Giustizia per i nostri fratelli Massimo, Salvo e Andrea”. La manifestazione, illuminata da fiaccole e luci, ha voluto essere un segnale forte contro la violenza che ha sconvolto la comunità e spezzato le vite di tre giovani in pochi istanti.

Il sindaco Alberto Arcidiacono ha espresso tutta la sua preoccupazione parlando apertamente di un clima di paura. Una paura che ha tenuto lontano molti cittadini, in particolare giovani, spaventati da voci infondate su un possibile ritorno in città degli aggressori palermitani proprio durante la fiaccolata. Nonostante l’assenza di conferme ufficiali, il timore ha prevalso, svuotando in parte la manifestazione.

“Questa sera ogni luce era il cuore di ognuno di voi che ha accompagnato con dolore questa processione. Ci siamo uniti, ci siamo fatti forza, ci faremo coraggio e ancora una volta riusciremo ad alzarci perché Monreale merita tanto, questi figli meritano il nostro dolore, il nostro rispetto, la nostra gioia, il nostro amore. Dobbiamo fare in modo che ogni voce gridi questi nomi perché dobbiamo riuscire a vincere la paura e ricominciare – ha detto l’Arcidiacono – non è una cosa semplicissima, ci vorrà tempo, ma soltanto rimanendo insieme, uniti, potremo imparare nuovamente a camminare, ne avremo bisogno. Ognuno avrà bisogno, l’uno dell’altro. Non dobbiamo stare soltanto in queste occasioni l’uno accanto all’altro, perché ce ne sarà bisogno, ci sarà bisogno delle famiglie, perché il peso da portare è impressionante e soltanto mettendo spalle e cuore ognuno di noi darà veramente quel contributo che è fondamentale in un momento così buio della storia di Monreale. Io vi ringrazio per il coraggio che avete avuto”.

Ripartire dalle scuole

A lanciare una riflessione più profonda sulla strage di Monreale è stata anche Patrizia Roccamatisi, assessore Pubblica Istruzione, agli Affari Istituzionali e Generali e alle Pari Opportunità: “La luce ricomincia sempre dalle scuole perché là dove ci sono i bambini, i ragazzi, loro sono la luce, sono la vita. Dobbiamo cercare di, lo facciamo sempre ogni giorno, di educarli, rieducarli e insieme a loro anche ciascuno con i propri genitori, perché spesso il genitore è un po’ restio a percepire quello che a scuola facciamo. e non impartiamo soltanto lezioni e discipline, ma impartiamo lezioni di vita. È quello che fanno i docenti tutti i giorni. I genitori devono capire questo. Non sto dicendo che i genitori non sanno educare i propri figli. La prima agenzia educativa è la famiglia, però. Quindi a scuola completiamo il lavoro che la famiglia fa e quel lavoro deve essere fatto prima a casa”.

Le parole dell’arcivescovo di Monreale

Poi, le parole dell’arcivescovo Gualtiero Isacchi sono un invito a non lasciarsi sopraffare né dal rancore del passato né dall’attesa passiva del futuro: “Diciamo che in questi momenti di grande dolore, credo che tutti ne abbiamo provati, ogni parola che diciamo rischia di essere, di nascere soltanto dallo stomaco e non dal cuore e non dalla testa. La preghiera è quella forma che ci permette di rientrare noi stessi e di comprendere quali sono i nostri desideri profondi.

“Questa sera a Monreale i giovani di Monreale, questi giovani di cui spesso si parla male, in realtà ci hanno dato una grandissima lezione. Ci hanno aiutati a camminare insieme, ci hanno aiutati a pregare e ci hanno aiutato a gridare la speranza. Intanto bisogna scegliere di abitare il presente. Dobbiamo staccarci dal passato e quindi dobbiamo riuscire a guardare al futuro, ma non ad attendere tempi migliori, ma a decidere di vivere adesso qualche cosa di diverso. E quindi noi siamo sempre tentati di rimanere aggrappati al passato, a quello che è successo e questo fa nascere in noi il rancore. oppure siamo tentati di proiettarci nel futuro e rimaniamo lì fermi ad attendere che accada qualche cosa e che cada dal cielo. In realtà la soluzione è prendere in mano il presente, l’oggi, come è stato fatto anche questa sera”.

Continuano le indagini

Intanto, si stanno completando le autopsie sui corpi delle vittime. Dopo il Primo Maggio si svolgeranno i funerali. Nella giornata di ieri si è anche tenuta l’udienza preliminare per Salvo Calvaruso, il 19enne finora unico indagato per la sparatoria. Davanti al giudice, il ragazzo è scoppiato in lacrime, cambiando versione e sostenendo di essere stato aggredito.