Ieri il calcio ci ha dato l’ennesima dimostrazione di incivilità. Il rovescio della medaglia di uno sport meraviglioso, che riesce a sfondare le barriere culturali e ad unire come pochi altri fenomeni umani, ma talvolta sa anche distruggere, ahinoi pure le vite.

E’ il caso di Daniele Belardinelli, 35 anni e capo ultras dei Blood Honour di Varese. Belardinelli aveva già ricevuto un Daspo di cinque anni dalle forze dell’ordine a causa di scontri da lui causati per un Como – Inter (amichevole estiva).

Ma come è accaduto? Poco prima della partita un gruppo ultras interisti di Varese e di Nizza, hanno assaltato un pullman che trasportava tifosi napoletani. Nel caos provocato dall’aggressione un suv ha investito Belardinelli. L’autista non è stato ancora rintracciato dalle forze dell’ordine, non è ben chiaro se sia andato via per omissione di soccorso o perchè non si è accorto di avere investito il tifoso.

I primi a rendersene conto sarebbero stati i tifosi del Napoli e poi quelli dell’Inter che l’hanno portato in gravissime condizioni in ospedale dove l’intervento chirurgico non è riuscito a salvarlo. Belardinelli era anche campione di scherma corta.

Si può morire così? Questa è la domanda che tanti di noi si stanno ponendo in questi tristi minuti. Il destino è imprevedibile ma morire per scontri dovuti a una partita di calcio è a dir poco agghiacciante. Sia chiaro: il decesso non è avvenuto direttamente per i tafferugli, ma è sicuramente stata una conseguenza: se non ci fossero stati i disordini nessuno avrebbe investito Belardinelli.

Come se non bastasse ieri la partita è stata “arricchita” da cori razzisti dei tifosi nerazzurri contro il difensore senegalese del Napoli Kalidou Koulibaly. Nonostante il Napoli stesso abbia chiesto più volte la sospensione della gara, l’arbitro ha deciso di proseguire tranquillamente come se niente fosse.

I direttori di gara sono sicuramente più esperti di noi, ma certi episodi sono intollerabili. Come sempre in Italia lo spettacolo è andato avanti. Ora i vertici del calcio, come dichiarato dal presidente della Figc Gravina, vogliono ponderare la possibilità di sospendere il campionato. Ora? Solo quando scappa il morto, in questo paese, qualcosa cambia. Il problema ultras è talmente profondo e incancrenito che nessuna forza politica ha mai avuto il coraggio, o l’interesse, di affrontarlo. Bene, crediamo tutti che fermare il campionato possa essere un giusto modo di cominciare ma non è la soluzione alla “crisi” del sistema.

Oltre a mettere in pausa la competizione vanno presi provvedimenti seri e ci deve essere la volontà di approvare delle leggi che limitino, fino alla scomparsa, gli ultras VIOLENTI. Perchè è bene precisare che non sono tutti uguali. Si può essere ultras e non avere voglia di causare scontri mortali. Finchè ci limiteremo al falso moralismo, fermando per un turno la Serie A, Belardinelli sarà solo l’ennesimo di una lista destinata ad allungarsi costantemente.