Violenza sessuale su minore, corruzione di minore, produzione e diffusione di materiale pedopornografico. Sono le accuse a carico di S.N., giovane palermitano finito in carcere.
Il ragazzo avrebbe costretto una ragazzina 13enne, più giovane di lui di dieci anni, ad avere un rapporto sessuale in una grotta di Villa Trabia, uno storico giardino nella zona residenziale di Palermo. Il giovane avrebbe tenuto i polsi e tirato i capelli alla minorenne, riprendendo l’atto sessuale con il cellulare e minacciando la ragazzina di diffondere il video se non avesse acconsentito ad avere altri rapporti con lui.
“Visto che te la stai prendendo così – avrebbe detto il ragazzo – ti faccio pubblicità, gli faccio vedere a un paio di ragazzi come…”.
E’ quanto si legge sull’edizione odierna del Giornale di Sicilia che racconta i retroscena dell’ennesima storia di violenza e sopraffazione a danno di minori.
L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Annamaria Picozzi e dal sostituto Federica La Chioma.
Nell’ordinanza del gip Marcella Ferrara viene ricostruita tutta la vicenda, così come l’aveva denunciata la ragazzina.
Alle 4.26 del 13 luglio dell’anno scorso l’adolescente aveva chiamato il 113 raccontando tutto dopo aver ricevuto su Whatsapp l’ennesimo messaggio di minaccia da parte di lui, che chiedeva alla ragazzina altri rapporti sessuali con il coinvolgimento di due suoi amici altrimenti avrebbe inviato il video anche alla famiglia di lei. Una minaccia acuita da uno screenshot con cui S. N. avrebbe dimostrato come il filmato fosse già stato inoltrato con la scritta “Ma la conosci?” accompagnata da frasi volgari.
L’adolescente ha raccontato di aver conosciuto quel ragazzo nel marzo dell’anno scorso. Si sarebbero incontrati alla stazione centrale a a piazza Croci e poi il 26 marzo erano andati a Villa Trabia dove avevano avuto un rapporto sessuale che lui aveva filmato. Qui sarebbero iniziati i ricatti.
Secondo l’accusa, quel filmato sarebbe stato effettivamente inviato con Whatsapp a due giovani, con due foto che avrebbero ritratto S. N. con la tredicenne. Una situazione dalla quale era scaturita la paura della adolescente, che si era rivolta dunque alla polizia con il sostegno di uno psicologo.
Durante gli accertamenti informatici sono stati acquisiti il video e il messaggio che l’indagato ha inviato alle 2.46 del 13 luglio: “Visto che te la stai prendendo così ti faccio pubblicità, gli faccio vedere a un paio di ragazzi come…”.
Per il gip la ragazzina sarebbe credibile “non solo per la coerenza del racconto, ma anche perché non è risultata animata da alcun motivo di astio né da intenti calunniatori, essendosi determinata a rivolgersi alle forze dell’ordine solo allorché ha realmente temuto che l’indagato potesse inviare alla propria famiglia il video relativo al rapporto sessuale che avevano consumato”.
Per il giudice è fuori di dubbio “l’atteggiamento vessatorio e mortificante adottato dall’indagato” e la “pervicacia con cui non ha esitato a richiedere alla ragazza infraquattordicenne di intrattenere rapporti sessuali persino con terzi, minacciandola che, in caso di rifiuto, avrebbe divulgato il filmato”.
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