Stagione 2020 compromessa con molte strutture destinate a rimanere chiuse anche dopo il lockdown
In queste ore la politica regionale sta programmando la riapertura, definendo le regole della cosiddetta Fase 2. Per gli albergatori cefaludesi, che rappresentano le aziende dal maggiore fatturato del territorio, il futuro non è per nulla roseo. A una situazione economica che non promette nulla di buono, si aggiunge la mancanza di provvedimenti, da parte della politica, nei confronti del settore.

La stagione 2020 è ormai compromessa con molte strutture che, non riuscendo a coprire i costi, con molta probabilità rimarranno volontariamente chiuse dopo il lockdown. Forse solo dalla primavera del 2021 si potrà realmente ripartire, ma, stando alle parole degli imprenditori, bisognerà, con molta probabilità, fare la conta di tutte quelle attività che chiuderanno.
Gli imprenditori cefaludesi critici nei confronti della mancanza di azioni politiche
E’auspicabile che la politica regionale non fugga dalle proprie responsabilità, con scelte che dovranno essere di campo anche in modo che gli enti comunali possano intervenire a sostegno delle attività locali, con misure che non saranno certo risolutive dei problemi, ma almeno d’aiuto.

“La nostra stagione prevedeva il tutto completo a partire dai primi di marzo, fortunatamente, per evitare di incappare, come il Mercure di Palermo, in possibili casi Covid, siamo riusciti ad anticipare i rientri dei nostri primi ospiti – esordisce Mauro Lombardo che a Cefalù possiede due alberghi di lusso sul Lungomare – mi ritengo molto amareggiato perché mancano le indicazioni su come dovremmo ripartire”.
Ripartire sarà davvero difficile senza linee di credito che possano introdurre nuova liquidità
Il comparto turistico sarà seriamente danneggiato dalla crisi economica che l’epidemia sta generando e con molta probabilità, se non si affronterà il problema nella sua complessità, sarà l’ultimo dei settori che segnerà la ripresa.

“Consentite il mio sfogo – prosegue Lombardo – ma credo che il silenzio assoluto dell’assessore regionale al Turismo di fronte alla vicenda è indicativo o di una scarsa competenza o di una mancanza di vicinanza nei confronti degli operatori del settore. Abbiamo costituito una associazione di circa un centinaio di imprenditori siciliani del settore e forse la prossima settimana riusciremo ad avere le prime interlocuzioni. Credo che siamo veramente in ritardo, occorre passare ai rimedi che devono essere rapidi e senza molti passaggi burocratici. Se non ci sarà la possibilità di accedere a linee di credito in maniera snella, molti saranno costretti a chiudere o a vendere e per ora credo che la liquidità sia solo nelle mani di imprenditori esteri o di gente con la fedina penale non certo pulita”.
I competitor stranieri sono avvantaggiati da una minore pressione fiscale
Della stessa opinione anche Francesco Randone, delegato di Federalberghi della cittadina normanna.

“La nostra associazione è portatrice di proposte al tavolo tecnico creato in ambito regionale – racconta Randone – l’assessore al Turismo, condivide il nostro operato e le nostre segnalazioni, ma fino ad ora pochi sono stati gli interventi della politica per fronteggiare la crisi. La clientela cefaludese è per lo più estera e credo che molti operatori preferiranno lasciare le loro strutture chiuse, in quanto non riuscirebbero a coprire i costi con i soli ospiti siciliani e nazionali che, con molta probabilità, inizierebbero ad arrivare in estate inoltrata.

Non vedo spiragli all’orizzonte – continua l’albergatore cefaludese – nemmeno per il prossimo anno, perché i nostri competitor degli altri paesi europei ed extra europei hanno un sistema fiscale che li avvantaggia e una minore tassazione. A epidemia conclusa faremo la conta delle imprese che ancora avranno la voglia e la forza di riaprire i battenti, occorre fare presto, prima che qualunque provvedimento possa essere vano, senza linee di credito agevolate non si potrà andare avanti”.