Girolamo Fazio, il proponente la norma definita di sanatoria edilizia, non ci sta allo stop imposto alla norma da lui proposta. Non ci sta perché vede nell‘annuncio di impugnativa del Ministro già una pressione illecita sul Parlamento siciliano e scrive proprio al Ministro Galletti per spiegargli perché la sua non è una sanatoria ma una norma di buon senso che mette ordine.
“Egregio sig. Ministro, mi spiace doverLe scrivere queste poche righe ma io non ci sto – scrive il deputato -. Non ci sto a passare per quello che vuole cementificare le coste siciliane. Non ci sto ad essere considerato, come qualcuno ha pesantemente alluso, portatore di interessi oscuri, tessitore di trame di illegalità, sostenitore di volontà altrui per biechi interessi elettoralistici. Non ci sto ad immolarmi sull’altare dell’ipocrisia che anche Ella, con le Sue autorevolissime dichiarazioni, ha contribuito ad erigere, e non sarò e non vorrò essere l’agnello sacrificale dell’ambientalismo di maniera che agita la parola sanatoria come fosse una clava ma che non ha letto una riga della mia proposta normativa, né della relazione che ne illustra la ratio”.
“Mi permetto di scriverLe per chiarire subito alcuni punti. Non si tratta di una sanatoria tout court, ma di un tentativo di porre rimedio alla stratificazione di errori e superficialità causata dalla classe politica della Sicilia in quaranta anni di produzione di norme urbanistiche confuse. Perché Ella comprenda occorre una breve sintesi dei fatti e una puntuale ricostruzione storico giuridica”.
Il deputato fa una disamina tecnica della vicenda per spiegare perché non è una sanatoria “Il vincolo di inedificabilità assoluta nella fascia di 150 metri dal mare fu posto con l’art. 15, comma 1 lettera a), della legge 12 giugno 1976 n° 78. Una legge sul turismo e non una norma urbanistica. Già questa rappresenta, a mio avviso, una grave anomalia ed un errore del legislatore del tempo. Quella norma non fu diretta esplicitamente ai cittadini ma ai comuni che avrebbero dovuto introdurla e renderla efficace erga omnes nei propri strumenti urbanistici. A riguardo La pregherei di dare lettura della norma”.
Fazio entra nel merito tecnico in una lunga descrizione (LEGGI QUI PER INTERO LA LUNGA LETTERA ORIGINALE) quindi si dice certo che il Ministro possa cambiare idea”Sono certo, signor Ministro – conclude – che Ella avrà colto quale aberrazione di tipo giuridico sia stata prodotta. La norma del 1991 definì, con efficacia retroattiva, smentendo la circolare del 1977, che la legge del 1976 era rivolta anche verso in cittadini. Lo fece con 15 anni di ritardo e per altro modificando, sostanzialmente a mio avviso, ed innovando l’ambito soggettivo di applicazione della disposizione. Non può non rassegnarsi il fatto che il Legislatore non abbia indicato espressamente che trattavasi di interpretazione autentica e che era nella composizione fisica totalmente diverso, ed anche si presume nella volontà, di quello che si espresse nel 1976. con ciò determinando l’effetto aberrante di fare divenire abusivo chi neppure conosceva quella norma”.
“Alla luce di ciò ritengo di potere tranquillamente affermare, senza scandalo alcuno, che se è vero che ogni cittadino siciliano ha il diritto a vedere tutelato l’ambiente ed il paesaggio, in armonia con il dettato costituzionale, è altrettanto vero che la stessa rigorosa tutela andrebbe posta su un principio altrettanto importante e altrettanto degno di rispetto: la certezza del diritto. La certezza che ogni comportamento e ed ogni precetto derivino dalle leggi e siano da esse regolati, e la certezza che in conseguenza di ogni violazione delle norme poste a regolare i rapporti sociali, tra cittadini, e tra cittadini ed istituzioni, discendano punizioni, sanzioni, ammende, multe, pene. La certezza deve derivare da una norma che sia chiara, esplicita, dettata all’interno di un corpo di norme che con altrettanta chiarezza sia opponibile ai cittadini perché, appunto, sia precetto ed indirizzo di comportamenti univoci e chiari”.
Ritiene, signor Ministro, che sia stato corretto, equo, rispondente al dovere di ogni Legislatore dire ai cittadini siciliani con 15 anni di ritardo che non avrebbero dovuto costruire nella fascia dei 150 metri dal mare?
Ritiene conducente al rispetto del principio della certezza del diritto stabilire nel 1991 e retroattivamente con una norma di interpretazione autentica che chi ha costruito dopo il 12 giugno 1976 è abusivo?
Lei, signor Ministro, se la sente di bollare con l’etichetta di abusivo quel cittadino che tra il 12 giungo del 1976 e almeno il 10 agosto 1985 (data del recepimento in Sicilia della sanatoria nazionale) ha inconsapevolmente violato una legge che non poneva nessun obbligo e nessun divieto efficace nei suoi confronti (almeno fino al 30 aprile 1991)?
Non ritiene che la classe politica e dirigente, e la burocrazia dell’epoca siano le principali responsabili e, non la gente che ha costruito quando non vi era alcuna norma che poneva alcun divieto assoluto?
Ritiene corretto, leale che migliaia di persone siano state lasciate in balia della schizofrenia delle istituzioni siciliane trasformando cittadini per bene, forse poco accorti, ma gente per bene, in massima parte, in abusivi ignari ed inconsapevoli?
“Risponda!” Incalza Fazio che poi prosegue nella sua lunghissima lettera che conclude con una difesa d’ufficio e un richiamo al concetto di mettere ordine “La mia iniziativa è un tentativo di mettere ordine. Non credo che sia il migliore in assoluto – conclude -forse altri vorranno e potranno fare meglio. Certo è che non potevo starmene zitto, avendo constato quale forma di iniquità si stata esercitata verso alcuni cittadini siciliani, vittime di una stratificazione normativa che non tiene conto delle circostanze che si sono sovrapposte negli anni, e le cui finalità a cui avrebbe dovuto tendere la legge ne ha invece ucciso lo spirito facendo divenire la norma, in taluni casi, una forma di suprema ingiustizia”.
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