Le strade di Monreale non sono più le stesse. La quotidianità che prima scorreva tra chiacchiere davanti al bar e il via vai di abitanti e lavoratori oggi è attraversata da un silenzio assordante. Dopo la sparatoria avvenuta il 27 Aprile che ha tolto la vita a tre giovani, l’intera comunità vive un senso di dolore condiviso.
Le persone fanno fatica a riprendere il ritmo. C’è chi esce solo per lo stretto necessario, chi evita di passare da certi luoghi, chi si ferma a parlare con uno sguardo perso nel vuoto. Non è soltanto paura: è un senso di vuoto che colpisce tutti quanti. “Mi sveglio la mattina con un senso di malinconia, non riesco più ad essere felice come una volta dopo aver perso i miei fratelli, poteva esserci chiunque al loro posto, anche io stesso che mi trovavo a un metro dall’accaduto” racconta Gabriele, un amico dei tre che hanno perso la vita.
Molti confessano di provare un continuo malessere che si manifesta anche nelle azioni più semplici e banali: andare al supermercato, andare a prendere un caffè, accompagnare i bambini a scuola o semplicemente uscire la sera tra amici.
Lutto collettivo
Quello che colpisce di più in questi giorni a Monreale è come il dolore sia diventato un sentimento collettivo. Non importa se si conoscevano le vittime o meno: ognuno si sente toccato, come se la tragedia avesse colpito un parente, un amico, un fratello. I giovani appaiono disorientati. Nelle scuole si parla poco dell’accaduto, ma il silenzio pesa tanto. Alcuni professori hanno lasciato spazio a momenti di ascolto e condivisione. Altri cercano di far lezione come sempre, ma gli occhi degli studenti raccontano altro.
La sofferenza si manifesta anche nei dettagli più semplici: mazzi di fiori appoggiati agli angoli delle vie, disegni dei bambini appesi nei cortili delle scuole, messaggi silenziosi che vengono pubblicati sui social senza bisogno di spiegazioni. Nessuno trova spazio per rabbia o polemiche, quello che viene fuori è soltanto un grande desiderio di ricordare, dare un senso a ciò che è accaduto. Di non permettere che tutto venga archiviato come l’ennesima tragedia.
Dal dolore, la forza dei cittadini
Il senso di vuoto che si respira va oltre i volti e i nomi delle vittime. E’ come se, insieme a quelle giovani vite, fosse andata smarrita anche una parte di fiducia e di serenità quotidiana. Eppure dal dolore qualcosa è cambiato: le persone si fermano di più, si scambiano un abbraccio o una parola di conforto. Cercano conforto l’uno nell’altro, come se il bisogno di sentirsi vicini fosse l’unico modo per non perdersi del tutto e continuare a credere che una tragedia simile non accadrà più.






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