Dalla Regione 2,5 milioni di euro per sostenere e potenziare in Sicilia i servizi in difesa delle donne vittime di abusi e maltrattamenti. Nel 2021 l’assessorato regionale alla Famiglia e alle Politiche sociali ha destinato quasi il doppio delle risorse per sostenere le spese di gestione delle case rifugio a indirizzo segreto e i centri antiviolenza, secondo quanto previsto dal “Piano regionale per gli interventi per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere”.

2,5 milioni di euro dalla regione

Quest’anno, dopo una verifica delle rendicontazioni prodotte dalle associazioni e cooperative sociali che operano sul territorio regionale a protezione delle donne vittime di violenza e dei loro figli minori o con disabilità, sono stati pubblicati due decreti con cui vengono impegnati 780 mila euro per contributi da concedere per la gestione dei centri antiviolenza, mentre un milione 715 mila euro sono destinati alle spese di gestione delle case rifugio, per un totale di  2 milioni 495 mila euro, ovvero un milione in più rispetto all’anno precedente.

Aumentano le strutture registrate

«Abbiamo impegnato tutti i fondi disponibili per intervenire concretamene nel contrasto alla violenza sulle donne – sottolinea l’assessore regionale alla Famiglia, Antonio Scavone – a dimostrazione dell’attenzione che il governo Musumeci ha sempre manifestato nella difesa delle situazioni di fragilità e nel sostegno a chi è vittima di abusi e maltrattamenti. Purtroppo, in quest’ultimo periodo i casi di violenza, troppo spesso con esiti tragici, hanno registrato un significativo incremento. Abbiamo il dovere di portare avanti ogni azione utile per arginare questo fenomeno». Da un ultimo monitoraggio effettuato a seguito dei bandi per accedere ai finanziamenti, le strutture registrate all’albo regionale sono aumentate: in Sicilia risultano attivi 26 centri antiviolenza e 49 case a indirizzo segreto sulle 52 previste (tre sono in corso di attivazione).

Il reddito di libertà

Intanto a Palermo fino al 31 dicembre 2021 le donne vittima di violenza di genere, senza figli o con figli minori, in condizione di povertà e di particolare vulnerabilità, in carico ad un Centro anti-violenza riconosciuto dalla Regione, che stanno svolgendo percorsi di autonomia e di emancipazione possono richiedere il Reddito di Libertà. Il Reddito di Libertà è un beneficio, corrisposto dall’ INPS e pari ad euro 400 per un massimo di dodici mensilità, finalizzato a sostenere prioritariamente le spese per assicurare l’autonomia abitativa e la riacquisizione dell’autonomia personale, nonché il percorso scolastico e formativo dei figli/figlie minori. Questo contributo è compatibile con altri strumenti di sostegno, come il Reddito di cittadinanza o altri sussidi economici anche di altra natura. L’INPS chiarisce che al raggiungimento del limite regionale/provinciale della somma prevista per il reddito di libertà non sarà consentito l’accoglimento di nuove domande, fatto salvo l’eventuale incremento del budget con risorse aggiuntive statali o regionali, si raccomanda la presentazione delle istanze il prima possibile, per evitare il rischio di non ammissione al beneficio.

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