I boss erano tornati tutti liberi e cominciarono i “mal di pancia” con chi li aveva sostituiti. Scenario che è emerso nel corso delle indagini sfociate qualche giorno fa nell’operazione “Centro” che ha portato a 9 arresti tra esponenti di spicco del mandamento palermitano di Porta Nuova. I Mulè, padre e figlio, tornati liberi dopo una detenzione non gradivano più le ingerenze di Gaetano Badalamenti che per anni li aveva sostituiti nel ruolo verticistico. E addirittura depistavano lo stesso Badalamenti per evitare che partecipasse ai summit. Ma più di qualcuno si lamentava di questi atteggiamenti.
I rapporti da dover registrare
I Mulè, Francesco e Massimo, dovevano regolare i propri rapporti con Badalamenti. Quest’ultimo, forte della sua storia mafiosa, cercava di ritagliarsi uno spazio di comando intessendo i propri rapporti con altri membri del sodalizio, come ad esempio con Nunzio Milano. Circostanza che evidentemente disturbava i boss tornati liberi. Lo ha messo in evidenza un intercettazione fatta a Giuseppe Mangiaracina che lamenta questo atteggiamento. Badalamenti era stato solo un sostituto: “”Gli è stata data troppa ‘larga mano’… Un c’era nuddu … chiddu, Massimo, Massimo …”.
La scusa per escluderlo
Ad esempio, il 14 settembre 2021 veniva organizzata, in gran segreto e con stringenti cautele, una riunione “di vertice” all’interno del parcheggio D’Aloisi in via Li Bassi. Prevedeva la partecipazione dei due Mulè e dei due reggenti del mandamento di Porta Nuova. Ed ancora il 25 giugno 2021 ci fu un incontro riservato di Francesco Mulè e Tommaso Lo Presti che si tenne all’ospedale Civico. Si presentò Badalamenti ma venne appositamente allontanato da Mangiaracina con una scusa per non farlo partecipare. I boss tornati liberi per comandare non lo volevano tra i piedi.
“Iddu si po’ futtiri i picciuli”
C’erano diversi mal di pancia nella cosca. Soprattutto non piaceva che Francesco Mulè volesse cautelare al massimo il figlio Massimo. E per farlo praticamente non lo faceva parlare con nessuno per evitare di essere intercettato con la paura che potesse tornare in carcere. Questa “protezione” non era gradita, era come se di fatto non facesse nulla per il mandamento. Salvatore Morreale non mandava giù tutto questo: “Iddu si po’ futtiri i picciuli e si futti! Che fa! Minchia, quando una volta ci rissi: vedi che glieli ho dato a tuo figlio… Si è bloccato! Dice: talè! Ti sei preso i picciuli! Che gli dice… ciù rici si cciava sciarriari”.
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