“Da amici comuni mi fece sapere quanto ancora gli pesasse non aver saputo dire di no, non essersi ribellato alla decisione di andare comunque in onda la sera della strage di Capaci. Poi ci incontrammo personalmente. Era passato qualche anno da allora, ma volle manifestarmi il dolore per quella che lui stesso definiva un’assenza di coraggio. Non ho dubitato nemmeno per un istante che fosse sincero, bastava guardarlo negli occhi per capire che diceva la verità”.
Maria Falcone, sorella di Giovanni, il magistrato ucciso dalla mafia il 23 maggio del 1992, ricorda così Fabrizio Frizzi. La sera dell’attentato in cui il giudice, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta persero la vita, il conduttore televisivo morto oggi a Roma andò in onda con “Scommetiamo che”.
Una scelta che suscitò molte polemiche e di cui lui stesso, anni dopo, parlò in un’intervista in cui esprimeva il rammarico per non avere detto di no.
“Nella giornata della sua scomparsa sento il bisogno, con questo ricordo personale, di rendere onore alla sua memoria”, spiega la sorella del magistrato.
“L’occasione in cui ci incontrammo personalmente – racconta poi Maria Falcone – fu un’edizione de “La partita del Cuore” organizzata per ricordare Giovanni. Parlammo di quella sera e di quanto ancora lo addolorasse la scelta fatta. Aveva una natura gentile e garbata”. “Poi, – prosegue – volle visitare la Fondazione intitolata a Giovanni a cui decise di fare una donazione”.
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