Tre settimane al voto per le elezioni europee e la campagna elettorale è in pieno svolgimento. La prima sfida sarà quella fra gli uscenti. E fra questi c’è chi a lungo si è detto non sarebbe stato ricandidato e invece eccolo qui a correre. Si tratta dell’ex medico di Lampedusa Pietro Bartolo, eurodeputato da cinque anni chiamato a spiegare perché l’Europa serve
Le migrazioni
Quanto veramente può incidere un eurodeputato sui grandi temi, come quello dell’immigrazione che è uno dei suoi cavalli di battaglia?
“La domanda da fare non è “quanto” ma “come”. Ogni singolo deputato ha la possibilità di portare il proprio contributo al dibattito se poi come nel mio caso è relatore ombra, o ha un incarico di presidenza all’interno della Commissione parlamentare che tratta di questo tema, la capacità di incidere è ancora maggiore. Nella legislatura che sta per concludersi ho lavorato al Patto sulla migrazione da vicepresidente della Commissione LIBE ma anche da relatore ombra per S&D. Sono, siamo, riusciti per la prima volta a fare inserire in un regolamento legislativo il principio di solidarietà obbligatoria tra gli stati membri nella gestione del fenomeno migratorio. Un principio, rincorso per molti anni, oggi è legge. Il Parlamento Europeo ha introdotto meccanismi che rendono questa solidarietà meno incisiva e molto più flessibile e che di fatto impediscono di archiviare nei fatti il regolamento di Dublino che affida molte delle competenze in materia al paese di primo ingresso, ma il principio della solidarietà rimane ed è una vittoria di questa legislatura, sull’applicazione del quale, il prossimo Parlamento europeo dovrà vigilare. Nonostante questo, il giudizio sul disegno complessivo del Patto, composto da 10 regolamenti, resta negativo: vengono introdotte novità che danno giustificazione normativa ad azioni che fino ad oggi erano considerate illegali come l’esternalizzazione delle frontiere”.
Europa distratta in tema di migranti
Immigrazione a parte quali sono i grandi temi che intende portare nella sua battaglia verso il ritorno a Bruxelles?
Guardi, io mi sono occupato fondamentalmente di immigrazione e pesca perché ho scelto di lavorare nelle commissioni che si occupano di questi temi. Nella prossima legislatura vorrei continuare ad occuparmi di migrazione, diritti (la Commissione LIBE cura anche le iniziative che riguardano i diritti civili) pesca, ma anche di agricoltura. Pesca e Agricoltura hanno molto in comune. Sono attività che devono per forza dialogare con la natura, confrontarsi con essa. Ecco perché uno dei messaggi che ho voluto per questa mia campagna elettorale è che gli agricoltori sono i custodi della terra come i pescatori lo sono del mare. Entrambe queste categorie vanno coinvolte nella transizione ecologica. Coinvolte, non sopraffatte. In questo l’Europa può fare di più e meglio che approvare una “riforma mirata della Pac” dopo aver visto città e campagne bloccate dai trattori. E poi c’è un’altra cosa che mi spinge ad occuparmi di agricoltura: provo una grande rabbia per l’indifferenza con cui il governo Schifani si fa depredare delle risorse di Coesione dal governo nazionale. Ogni volta che sento parlare di Ponte sullo Stretto, penso al miliardo e 300 milioni sottratti all’Isola. E penso a quanto quei fondi avrebbero fatto comodo alla nostra agricoltura, e quanto sarebbero stati utili per ammodernare la rete stradale e collegare la costa con l’entroterra e i comuni interni sempre più isolati. Ma soprattutto quanto sarebbero fondamentali per affrontare l’emergenza siccità, altro che l’anticipo di 20 milioni concesso, a malincuore, dal governo centrale. Ecco, un impegno che voglio prendere è far sì che una parte dei fondi di coesione siano impegnati per realizzare un Piano di ristrutturazione delle reti idriche sia per quanto concerne le reti urbane che in agricoltura, per la pulizia degli invasi e per finanziare nuovi piccoli invasi artificiali agli agricoltori che si uniscono tra loro.
Il Ponte sullo Stretto non serve
No al Ponte sullo Stretto è un altro cavallo di battaglia della sinistra. Come affrontare, allora, il tema dello svantaggio insulare della Sicilia, un tema che non è solo italiano ma che è anche una delle priorità europee visto che la comunità ha riconosciuto questo svantaggio ad alcuni territori fra cui proprio la Sicilia.
Sono sincero: non credo che il Ponte sullo Stretto sia risolutivo per colmare lo svantaggio insulare. E le dico di più: la Lega ha provato a far credere che il via libera del Parlamento europeo alle linee guida aggiornate per lo sviluppo della Rete transeuropea dei trasporti (Ten-T) sia stato un sì al progetto di Ponte di Salvini. Così non è. Non passa giorno in cui non venga fuori qualche verità nascosta su questo Ponte che consigli di toglierci mano. I rilievi del Ministero dell’Ambiente, il pilone sulla faglia in Calabria, l’altezza che bloccherebbe alcune navi da crociera, gli interessi delle società che ci stanno dietro… La verità è che il governo italiano ha rilanciato la società Stretto di Messina in house con il ministero dell’economia e della finanza socio di maggioranza riprendendo un progetto, vecchio di 12 anni, non aggiornato e che non potrà superare la valutazione di impatto ambientale per la prevalente tutela dei siti Natura 2000”.
Europa distante dai cittadini, freno o opportunità?
Ma l’Europa è davvero una opportunità o piuttosto un freno per le tante norme che bloccano la produzione siciliana e alla luce del fatto che l’Italia, comunque, è un contributore netto?
È senza alcun dubbio un’opportunità. Essere uniti permette di affrontare meglio le avversità: lo abbiamo visto con il Covid, con l’accoglienza dei profughi ucraini, con lo sforzo comune per il PNRR. Il problema è che il meraviglioso progetto dell’Unione Europea è rimasto incompleto, serve avviare la riforma dei trattati, immaginare una politica di difesa comune, evitando che i nazionalismi possano imporsi sul bene comune, e occorre eliminare il diritto di veto che troppo spesso negli ultimi anni è diventato lo strumento di autocrazie elettive come l’Ungheria di Orbàn che dall’Europa vogliono solo prendere per sé. I padri dell’Ue pensavano ad una Europa federata e federativa, bisogna riprendere in mano quel progetto aprendo una nuova fase costituente che coinvolga non solo il Parlamento europeo ma i Parlamenti nazionali e la società civile.
Il Pd rischia di restare al palo o eleggerà più di un deputato nel collegio isole?
La campagna elettorale che va ad iniziare sarà difficile. Pensa che il pd riuscirà, in Sicilia, a far eleggere più di un eurodeputato o ci si dovrà accontentare
Sono fiducioso. Di certo faremo di tutto per affermare i valori in cui crediamo e l’Europa che vogliamo: una Europa giusta, solidale, accogliente, un’Europa di Pace. E sono certo che questa Europa piacerà a molti.
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