Basta con la mafia usata come brand per vendere gadget anche a Palermo, nella città che dovrebbe e vorrebbe affrancarsi da tutto questo ma che invece continua a restare legata alla vulgata di ‘Sicilia uguale mafia’ e addirittura la usa e la incrementa.
A segnalare ancora una volta la mafia usata come brand e stavolta a palermo è Rita Dalla Chiesa con un post su facebook nel quale si rivolge anche al sindaco di Palermo Leoluca Orlando.
“Ieri l’inchino dello Zen ai Carabinieri. Che mi ha dato speranza. Oggi, che cammino per Mondello, ho trovato simboli di una mafia che non può, non deve, essere associata alla Sicilia che vogliamo” scrive su facebook la nota presentatrice tv e figlia del generale dalla Chiesa.
“Lancio un appello al Sindaco #LeolucaOrlando. Lei che ha fatto moltissimo, in tutti questi anni, per ridare dignità a questa città, faccia multare in modo pesante chi continua a esporre robaccia del genere. Non fa bene a questa terra, che merita molto altro. L’abbraccio e grazie”.
E la risposta di Orlando è arrivata con lo stesso mezzo, un post su Facebook. “Carissima Rita – scrive Orlando – grazie per le parole di apprezzamento su quanto fatto a Palermo in questi anni. Grazie per il riconoscimento del cambiamento avvenuto e in corso nella nostra città. Colgo il tuo appello per informare e chiarire sulla ipotesi di divieto di commercializzazione di prodotti che richiamano la mafia.
“Da mesi è allo studio degli uffici comunali una ordinanza sindacale che impedisca la vendita di prodotti che inneggiano alla mafia, ma va chiarito che da un lato esiste già, ed è nel Codice Penale, una norma che vieta qualsiasi forma di apologia di qualsiasi reato e che dall’altro è complesso, formalmente complesso dal punto di vista giuridico, vietare di esporre e vendere prodotto che nell’immaginario collettivo richiamano la mafia”.
“Il volto di Marlon Brando ricorda Don Corleone de “Il padrino”? Si potrebbe obiettare che la locandina del film altro non è che la pubblicità di un’opera artistica; il pupazzo con la lupara è una forma di apologia o piuttosto una presa in giro della mafia?”
“Certamente nessuno che scriva “Viva la mafia” o simili frasi può essere e sarà tollerato; e quando sono state segnalate – in numero ormai sempre minore ed episodico – scritte così repellenti la Polizia Municipale e gli operai del Comune di Palermo sono subito intervenuti per sanzionare e cancellare”.
“Ma dobbiamo stare attenti a non produrre atti normativi frettolosi – continua – che si dimostrino fragili dal punto di vista legale. Su questo, come sai, l’attenzione e l’impegno sono massimi e per altro, come in queste ore tanti sottolineano, ci sono gesti simbolici come l’inchino ai Carabinieri allo ZEN che sono il punto di arrivo e di passaggio di una opera quotidiana di tanti -dalla scuola alle istituzioni – e valgono molto più e dicono molto più di una ordinanza comunale”.
“L’impegno quotidiano di tanti contro la mafia – conclude – e contro la sua subcultura contribuisce certamente al rifiuto di acquistare prodotti che con messaggi equivoci offendono comunque la nostra coscienza”.
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