“Ecco una proposta per il post su Facebook, in prima persona e con enfasi, adatta a un tono istituzionale ma coinvolgente”.
E’ il messaggio di accompagnamento al post comparso ieri mattina sulla pagina Facebook del presidente della Regione Renato Schifani. Un messaggio intorno al quale esplode una polemica di livello nazionale.
Un post che di fatto è la rielaborazione di un comunicato stampa con il quale la regione annunciava l’arrivo dei dissalatori in sicilia realizzati in 120 giorni. Una notizia già diffusa per i canali istituzionali ma che il governatore diffondeva in prima personas anche sui social.
L’epoca della forma e non della sostanza
Ma al centro della polemica non c’è la notizia piuttosto il messaggio di accompagnamento che finisce sul social insieme al testo.
Il post errato resta on line all’incirca mezz’ora ma tanto basta perché i comunicatori dell’opposizione se ne accorgano e piovono post irridenti “Usano l’intelligenza artificiale e ce lo fanno pure sapere” e ancora “ma dove li prendono questi comunicatori, neanche in saldo esistono”.
Fin qui il racconto di quanto successo ma l’incidente che ha coinvolto il Presidente della Regione Siciliana non è una semplice gaffe comunicativa, ma il riflesso di un problema più profondo: l’assenza di un presidio professionale adeguato sulla comunicazione a tutti i livelli. In un contesto dove l’intelligenza artificiale può essere uno strumento a supporto della comunicazione, che sia essa politica, istituzionale, pubblica o privata, ciò che fa la differenza è l’intelligenza di chi la utilizza.
Consulenti non all’altezza
L’errore del presidente Schifani non è aver usato ChatGPT (anche perchè certamente non lo ha fatto lui in persona), ma non essersi circondato di consulenti all’altezza del suo ruolo istituzionale. È inaccettabile che un post pubblicato su un tema delicato come l’emergenza idrica – un tema che impatta sulla vita concreta di milioni di siciliani – riporti testualmente le istruzioni dell’AI, come se fosse un tutorial da principiante. O, se come qualcuno dice non di intelligenza artificiale si tratta ma di semplice messaggio di accompagnamento del redattore del testo, resta la “sciatteria” di chi si è limitato ad un semplice “copia e incolla” senza guardare quel che stava facendo.
La comunicazione e l’improvvisazione
La comunicazione politica non è un gioco di società né una didascalia improvvisata. È un atto strategico, che richiede metodo, competenze verticali e una visione coerente. E quando mancano queste figure, succede che invece di lanciare un messaggio forte alla cittadinanza, si finisca per pubblicare: “Ecco una proposta per il post, in prima persona e con enfasi…”
Ironia della sorte, ChatGPT ha fatto il suo lavoro: ha proposto. Il vero fallimento è umano, non artificiale.
La notizia, questa sconosciuta
infine c’è un problema legato al mondo dell’informazione sempre più social e sempre meno giornale. Se l’intera vicenda diventa una notizia nazionale riportata dai grandi quotidiani c’è da chiedersi quale sia la notizia. Un errore umano di un comunicatore di provincia (difficile immaginare diversamente) è una notizia di carattere nazionale? ma ancora un copia incolla errato è una notizia? Certamente è un modo facile per imbastire una polemica che viaggia sul social fra oppositori ed haters. Lo è ancora di più per il peso specifico della figura istituzionale a cui appartiene la pagina. Ma in sostanza la notizia non esiste. I maestri del giornalismo italiano l’avrebbero bollata come piccola polemica di provincia indegna degli onori delle cronache o semplicemente materia da “corriere dei piccoli” per usare un gergo in voga negli anni ’70 e ’80. Ancora più se il canale usato è social e non istituzionale. Ancora più se a sottolineare l’errore sono comunicatori della parte politica opposta (altro errore di grammatica istituzionale e professionale, il comunicatore non dovrebbe aver parte politica come l’avvocato nulla ha a che vedere con le accuse mosse al suo cliente).
Ma anche il giornalismo (sul fronte del la valutazione della notizia e la scelta di quel che c’è da scrivere) ha ormai preso la stessa strada facile dell’improvvisazione parimenti alla comunicazione, troppo spesso affidata ad una intelligenza artificiale mal istruita e ad uno sciatto “operatore” umano.
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