Non riesce a darsi pace la mamma di Ana Maria Lacramioara Di Piazza, la giovane di 30 anni di Giardinello, vittima di un omicidio nel 2019 ad opera del suo amante, l’imprenditore di Partinico Antonino Borgia. Ospite della trasmissione della Rai “I fatti vostri”, Anna Maria ha raccontato le sue angosce e, seppur con pacatezza, non ha nascosto l’amarezza per quella sentenza di appello che ha annullato l’ergastolo che era stato inflitto in primo grado all’assassino. Per lui alla fine la condanna è stata a 19 anni e 4 mesi.
“Al raptus non credo”
Anna Maria Di Piazza, intervistata dal giornalista Salvo Sottile, non crede alla tesi della difesa: “Un raptus? Non credo proprio, lui ha inferito, ha colpito più volte, gli dava coltellate e la lasciava a terra. Ha ragionato nel fare quello che fatto”.
Mamma per la seconda volta
Anna Maria è diventata mamma una seconda volta, lo ha detto le stessa. Il riferimento è al fatto che adesso accudisce il figlio di Ana, avuto da una precedente relazione, che oggi ha 14 anni: “Ci sono stati momenti davvero difficili – ammette -. Sono diventata mamma una seconda volta e lo sarei diventata anche una terza e una quarta senza problemi”. Ana infatti quando è stata uccisa era incinta del suo secondo figlio. “Non sapevo, nulla che fosse incinta e nemmeno che avesse questa relazione – ha rivelato Anna Maria Di Piazza -. Forse è stata in silenzio per non darmi un dispiacere. Se avesse parlato sono sicuro che avremmo risolto i problemi come avevamo già fatto in passato”.
La sentenza di appello
In appello è stato revocato l’ergastolo per Antonino Borgia. L’imprenditore di Partinico è accusato di avere ucciso il 22 novembre del 2019 con dieci coltellate Ana Maria Lacramioara Di Piazza, la giovane donna incinta originaria della Romania ma residente a Giardinello che aveva una relazione con l’uomo. L’accusa adesso per lui è di omicidio volontario. Revisionata parzialmente la sentenza di primo grado. Le motivazioni si conosceranno fra 75 giorni. L’imputato, difeso dall’avvocato Salvatore Bonnì, era originariamente accusato di omicidio volontario, premeditato e aggravato dai futili motivi, e per occultamento di cadavere. A lui veniva anche contestato il procurato aborto. In attesa di conoscere le motivazioni i giudici d’appello non hanno riconosciuto le aggravanti della premeditazione, dei motivi abietti e della crudeltà. Dunque secondo i giudici Borgia non sarebbe stato “spietato” come invece venne ricostruito nel corso delle indagini che furono portate avanti dai carabinieri della compagnia di Partinico.
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