Al centro sociale dell’ex Karcere la presentazione del secondo lavoro editoriale del Centro Zabùt “Palermo e i suoi spazi occupati. Cronache di autogestione”. L’iniziativa è prevista il 3 maggio alle 17.30 nella cornice del Centro sociale Ex Karcere. Il Secondo Quaderno del Centro Zabùt sarà presentato da Gabriella Palermo e Giuliana Sorci, curatrici del testo. Interverranno anche i protagonisti degli spazi sociali occupati attraverso le cui interviste è stata ricostruita la storia di quei luoghi e di quei movimenti.

Sul finire degli anni ‘90 e l’inizio degli anni 2000, verranno occupati a Palermo i primi spazi presso la Facoltà di Lettere e Filosofia, i centri sociali Montevergini, ExKarcere, Laboratorio Zeta, S.P.A.R.O. e più tardi Anomalia, Hotel Patria Occupato, Studentato Malarazza e il Teatro Mediterraneo Occupato, insieme ad altri qui non presenti.

“Nell’arco di questi ultimi vent’anni – dicono gli organizzatori – i centri sociali hanno operato a Palermo in direzione di un contro-uso capitalistico del territorio: in questa veste vengono riconosciuti e si radicano nei quartieri, resistendo e contrapponendosi ai numerosi tentativi di sgombero ordinati dalle istituzioni, spesso manu militari”.

Gli spazi occupati si pongono l’obiettivo la risposta a bisogni reali negati, adottando un modus operandi fatto di condivisione del bisogno collettivo, autogestione e radicamento nei territori. Nonostante il bacino di riferimento principale sia il tessuto giovanile dei movimenti studenteschi e universitari, la maggior parte di queste occupazioni si trova nei quartieri popolari di Albergheria, Magione, Vucciria e Borgo Vecchio, nei quali costruiscono movimenti per i disoccupati, per i precari, per il reddito e per il diritto all’abitare. “Movimenti determinati e determinanti – continuano – che riescono a scardinare, passo dopo passo, l’ostacolo posto da una città troppo spesso incastrata nella retorica della dicotomia legalità/illegalità alla quale si oppone però la legittimità delle lotte. Ecco perché i centri sociali rappresentano ancora oggi nella città di Palermo un modello di alterità e conflittualità nel territorio, la cui sfida quotidiana a questo mondo è l’essere luoghi di sottrazione alle logiche di mercificazione e sfruttamento e spazi di sperimentazione di autogoverno territoriale”.

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