Che sul porto di Palermo sarebbe stata guerra era una cosa praticamente annunciata. Quando si cominciarono a fare i nomi per il dopo Pasqualino Monti le divergenze di opinioni fra il Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e il presidente della Regione Renato Schifani, apparvero subito chiare.
Ora nel pieno mese di agosto, quando la tensione e l’attenzione in passato calava, arriva la nomina di Annalisa Tardino ma anche la reazione immediata di Palazzo d’Orleans che Non intende far passare tutto sotto silenzio e annuncia ricorso.
Non solo politica, c’è molto di più
Ma la vicenda contrariamente a quanto sottolineano le opposizioni (è il loro lavoro cercare e sottolineare le contraddizioni della maggioranza, quindi ci sta) non è politica. O almeno non soltanto politica (la politica c’entra sempre). Politica è l’opposizione di Schifani ad una nomina che percepisce non in continuità con il buon lavoro fatto da Pasqualino Monti, quindi non alla ricerca della nomina di un “azzurro” ma dichiaratamente alla ricerca di una personalità che prosegua un lavoro che non può e non deve essere interrotto.
L’intesa non è una opzione
Ma in vero si tratta, piuttosto, di una opposizione tecnica. Alla base di tutto ci sarebbe l’Intesa che la Regione dovrebbe dare alla nomina.
In questo senso sarebbe forzata l’interpretazione ministeriale secondo la quale questa Intesa non sarebbe vincolante. Al contrario gli approfondimenti normativi di palazzo d’Orleans e del Presidente Schifani confermerebbero l’esatto contrario: la nomina va effettuata d’intesa fra le parti e una intesa si fa in due. Senza un accordo, per dirla in soldoni, fra Schifani e Salvini, non si può procedere alla nomina.
I titoli e la sentenza del Consiglio di Stato
C’è poi la questione dei titoli posseduti. Per le norme procedurali la persona scelta deve possedere una “comprovata qualificazione nei settori dell’economia dei trasporti e portuale”. Con una sentenza riguardante la nomina proprio di un presidente di Autorità Portuale, nello specifico quello di Cagliari, il Consiglio di Stato ha chiarito in maniera inequivocabile l’importanza di questo passaggio. Nel caso di Cagliari, il Consiglio ha confermato la validità della nomina di Massimo Deiana, ritenendo che il suo curriculum, arricchito da esperienze consulenziali specifiche nel settore portuale, fosse sufficiente a integrare i requisiti richiesti. La sentenza ha precisato che non bastano titoli teorici o accademici se non accompagnati da esperienze pratiche e concrete in materia di portualità, navigazione, concessioni demaniali e infrastrutture logistiche. Una linea interpretativa che privilegia il merito curriculare, la competenza tecnica e l’effettiva esperienza nel settore, mettendo in secondo piano le competenze meramente accademiche, le appartenenze politiche e i percorsi genericamente istituzionali.
Le basi per il ricorso
Sono queste le basi sulle quali Palazzo d’Orleans, che pure aveva già mandato segnali chiari, ora mette nero su bianco l’intenzione di procedere ad un ricorso: “ove formalmente confermata (la nomina a commissario dell’Autorità Portuale della Tardino), il Governo regionale procederà immediatamente ad impugnare, davanti al tribunale amministrativo, il relativo provvedimento del ministero delle Infrastrutture, chiedendone la sospensione in via cautelare”.
“La decisione è motivata da due profili di illegittimità evidenti: da un lato la totale assenza di concertazione con la Regione Siciliana, in violazione delle norme che prevedono espressamente una preventiva intesa tra le parti e, dall’altro, la mancanza dei requisiti soggettivi richiesti dalla normativa per l’assunzione dell’incarico, anche per il ruolo di commissario straordinario, che impongono una comprovata e specifica esperienza nel settore”.
La scelta di nominare un commissario e non un presidente
Ma la scelta giunta dal Ministero è singolare. La Tardino non è presidente ma Commissario e c’è già chi sostiene che questa scelta serva proprio a scavalcare le obiezioni. Cosa che naturalmente Palazzo d’Orleans considera infondata.
La Tardino, però, ha già annunciato ufficialmente di essere pronta a sedersi e gioca la carta dell’essere donna mentre parla di eleganza: “Accolgo con emozione e senso di responsabilità la nomina a Commissario dell’Autorità di Sistema Portuale della Sicilia Occidentale. Un incarico che mi onora e che affronterò con dedizione assoluta, spirito di servizio ed eleganza istituzionale”.
“Ringrazio il Vicepremier e Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini per aver scelto di valorizzare: la rappresentanza di un territorio che ha voglia di riscatto, le competenze maturate nel corso della mia esperienza professionale e istituzionale, finanche in Commissione Trasporti del Parlamento Europeo, ed una donna“.
L’idea Luca Lupi
Nella mente di Schifani resta Luca Lupi per quel posto. Nelle segrete stanze ha detto tante volte agli amici “io neanche lo conosco ma so che sarebbe competente, già a fianco di Monti e in grado di dare continuità ad opere di cui Palermo ha bisogno”.
D’altronde in campo c’era anche la figura di Francesco Scoma fra i papabili. Ma Schifani non ne fa una questione di colore politico secondo quanto racconta chi gli sta intorno “E’ un posto strategico dove serve competenza specifica”
Niente contro la Tardino
Ed oggi, alla luce di tutto questo, appare lontana la foto di Tardino e Schifani insieme che non ha ancora compiuto neanche due anni.
Ma non c’è nulla di personale in questa vicenda ne fra Schifani e Annalisa Tardino ne fra Schifani e Matteo Salvini. Il Ministro ha detto subito si alla nomina del presidente della Regione commissario per l’autostrada Palermo Catania. I due sono uniti dal progetto del Ponte sullo Stretto, solo per nominare l’opera di maggior rilievo.
Come si esce, allora, da questa impasse senza passare da annosi ricorsi? La strada è certamente quella del dialogo. Che Salvini abbia l’esigenza di dare ruolo e continuità di impegno ad Annalisa Tardino è un fatto politicamente chiaro e perfe4ttamente comprensibile. Che Schifani abbia a cuore le vicende dell’Autorità Portuale di Palermo lo è altrettanto. Per i palermitani la garanzia di competenze in quel posto è fondamentale e supera qualsiasi esigenza politica.
Ma la politica è proprio l’arte della mediazione. L’auspicio è che un punto d’incontro si trovi prima di arrivare a ricorso






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