A fare luce sull’inquinamento del mare di Castellammare del Golfo è stata la denuncia di un dipendente comunale che si è presentato agli agenti del commissariato e ha iniziato a spiegare cosa succedeva nelle fogne del paese. Operai e titolari della Dasca, società di Castellammare del Golfo, avrebbero creato un sistema redditizio attorno allo svuotamento delle fosse imhoff, vasche di raccolta dei liquami che si trovano nelle villette di privati che non sono allacciate alla fognatura dei comuni nel trapanese.

I rifiuti venivano aspirati da furgoni della ditta e anziché finire nei depuratori come previsto dai contratti venivano sversati nelle fognature comunali creando anche fuoriuscite e blocchi alle condutture all’impianto di Castellammare del Golfo ma anche nei comuni limitrofi del trapanese dove la ditta operava. I reflui finivano anche in mare come accertato dalle indagini creando gravi danni al centro turistico. Il loro servizio era molto vantaggioso. I prezzi rispetto ad altre aziende erano concorrenziali. L’impresa come accertato dall’indagine risparmiava e parecchio sui costi di smaltimento.

A compiere i reati ambientali, secondo gli agenti del commissariato di Castellammare e i finanzieri di Alcamo, il titolare della Dasca Giuseppe D’Angelo, il figlio Giacomo braccio destro del padre, la segretaria della società Maria Elena Ilardi, secondo le indagini, perfettamente inserita negli affari della società, e gli operai della ditta Aldo Ferrantelli e Rosalino Foderà. L’organizzazione poteva contare sulle dichiarazioni del biologo Antonino Buffa che consentiva di inserire dei codici che non rispondevano al tipo di rifiuto da smaltire.

Il dipendente comunale ha segnalato agli agenti che le pompe di sollevamento nella zona Play a Castellammare del Golfo andavano sempre in tilt. Si ingolfavano tanto da restare bloccate. La colpa come accertato da una ditta specializzata chiamata dal Comune dalla presenza di salviette, bastoncini auricolari, salva slip, assorbenti bende e oli e grassi che formavano grumi e trecce che non riuscivano a defluire. Tutto materiale che non dovrebbe essere presente nelle reti fognarie.

Chi inseriva nelle fogne tutti questi oggetti e materiali che bloccavano il lavoro delle pompe di sollevamento come accertato dagli agenti di polizia sarebbero stati gli operai della Dasca che svuotavano le fosse di raccolta dei liquami nelle tantissime villette di Castellammare e svuotavano il contenuto nei pozzetti della fognatura comunale. Queste operazioni sono state più volte riprese dalle telecamere piazzate dai poliziotti nelle strade del comune.

Una condotta che ha aggravato l’inquinamento del golfo di Castellammare che come scrivono gli inquirenti nonostante sia una rinomata località turistica “non è dotata di impianto depurativo efficiente”. “Tenuto conto dell’assenza di un impianto di depurazione nel Comune di Castellammare del Golfo, – si legge nell’ordinanza – i rifiuti prelevati dalle abitazioni private o esercizi commerciali, se introdotti illecitamente attraverso la rete fognaria finiscono in mare a poche centinaia di metri dalla spiaggia con un rilevante impatto ambientale in grado di alterare l’ecosistema marino, soprattutto tenendo conto alla vicinanza della riserva dello Zingaro”.

Il sindaco

“Pesantissime accuse che lasciano sgomenti: associazione a delinquere finalizzata all’illecito smaltimento di rifiuti e inquinamento ambientale. L’amministrazione comunale di Castellammare del Golfo ha appreso dell’attività di indagine della squadra mobile della questura di Trapani e del commissariato di Castellammare del Golfo che, con la guardia di finanza di Alcamo ed il coordinamento del servizio centrale operativo della direzione centrale anticrimine, ha portato oggi all’operazione “Spurgo Low Cost” con sette misure cautelari per illeciti che riguardano la nostra città”.

Lo afferma il sindaco di Castellammare del Golfo Giuseppe Fausto, che prosegue:

«Gravissimi danni ambientali e di natura igienico- sanitaria che la nostra città avrebbe subito in questi anni e che, qualora definitivamente accertati, non potranno che vederci costituire parte civile per difendere il nostro Comune e tutta la città, parte lesa per i gravissimi illeciti contestati anche a danno dell’Ente. Auspichiamo che le risultanze delle indagini, coordinate dalla direzione distrettuale antimafia di Palermo, facciano presto luce su quanto illecitamente commesso».