Un call center che distribuiva droga ad affezionati clienti che chiamavano anche due, tre volte a giorno per avere portato a casa, cocaina, hashish e marijuana.

Ballerini, medici, avvocati, commercianti chiamavano ai numeri di cellulare per fare gli ordini. “Portami una coca cola, mezza birra”, proprio come avviene per le pizze a domicilio.

Una volta ricevuto l’ordine da Ballarò uomini e donne indifferentemente salivano sugli scooter e portavano la droga fino a casa. L’organizzazione di spaccio era familistica con a capo Giuseppa La Cara, madre di Vito, Vincenzo e Natalina Valenti.

Quest’ultima sposata con un altro componente della banda Eduardo Premuda. Natalina ed Eduardo avevano inserito anche i figli Jessica Premuda e Stefano Premuda.

Tutti pronti a garantire un servizio efficiente. Tutto era organizzato in famiglia. Così nell’organizzazione erano coinvolti anche Cristian Valenti, figlio di Vito e Ornella Leto la moglie di Vincenzo Valenti.

Completavano la rete Alessandro Filippone marito di Jessica Premuda e Assunta Maria Pericone la madre di Alessandro Filippone.

Il gip ha deciso per tutti gli arresti in carcere visto che ognuno di loro faceva parte integrante del call center avendo lo stesso peso nell’organizzazione. Le indagini della Squadra Mobile hanno accertato un’attività elevata.

“In una sola delle utenze – dice Rodolfo Ruperti Capo della Squadra Mobile di Palermo – sono state registrate in un periodo circoscritto dal 25 maggio al 10 luglio dello scorso anno 2288 chiamate provenienti da 200 utenze di cui almeno una settantina in uso a soggetti che facevano richiesta di consegna di stupefacente anche più volte al giorno”.

Nell’operazione Drug Away ogni mese la banda consegna circa 1260 chili tra cocaina, hashish e marijuana. “Quando gli uomini nel corso delle indagini qualcuno degli uomini coinvolti nell’organizzazione è stato arrestato in flagranza e posto ai domiciliari.

A questo punto – afferma Carla Marino che dirige la sezione Falchi della Squadra Mobile di Palermo che ha condotte le indagini – le donne per non interrompere il floridissimo traffico prendevano in mano la situazione e si occupavano di tutto quello che rappresentava il business, la risposta alle chiamate del call center, le consegne della droga a domicilio, l’occultamento della droga e anche la gestione della cassa comune che era il sostentamento di questi gruppi familiari”.

Donne ben integrate nella gestione del traffico di droga che non hanno avuto nessun timone neppure uscendo dalla Squadra Mobile per essere portate in carcere. Anzi una di loro rivolta ai fotografi ha detto: “Neppure quando mi sono sposata mi hanno fatto tante foto”. E’ entrata in auto diretta al carcere del Pagliarelli.