Quando, nel 1980, Damiano Cosenza decise di fare a piedi il giro del mondo ( o comunque di una buona parte di esso) a piedi, non esistevano le mappe Google e gli smartphone e si poteva comunicare a distanza solo con telefoni fissi o a gettoni. Viaggiare per mete lontane, soli e senza mezzi, sulle spalle uno zaino con dentro il minimo per vivere, era un’avventura più pazza di quanto si possa immaginare.

Quell’avventura ce la racconta Antonio Fiasconaro nel suo “Il camminatore solitario” edito da Arianna con la prefazione di Sveva Sagramola.

Damiano Cosenza, palermitano scomparso vent’anni fa, ha avuto due vite. Una ordinaria, simile a quella di tanti: impiegato di banca diligente e solerte, la moglie conosciuta al Nord, la famiglia. Un’altra, cominciata a 57 anni, da quando, per effetto di una legge speciale che ne anticipò la pensione, si dedicò alle sue passioni.

Innanzitutto si mise a studiare e conseguì la laurea in Filosofia: fuori dai vincoli della routine quotidiana, andò alla ricerca del filosofo che gli si celava dentro. Come mette in rilevo Fiasconaro, fu proprio il filosofare a spingerlo in giro per il mondo nelle condizioni più difficili.

Cosenza era assetato di voglia di conoscere: se stesso per primo, le proprie potenzialità e limiti, poi l’universo che lo circondava; voleva sfidare la natura, contrastarne le asprezze, contemplarne gli spazi sterminati, gustarne il fascino, comprendere i suoi silenzi: ricercare in essa Dio.

Fiasconaro, cronista de “La Sicilia”, seguì tutti i suoi viaggi e allacciò con Damiano Cosenza un rapporto particolare. E adesso con “Il camminatore solitario” consegna ai lettori alcune sue cronache e i diari di Cosenza. Leggendo il suo libro, non solo si ha la consapevolezza delle straordinarie avventure vissute da Cosenza, ma si partecipa ad esse, le si vive comodamente seduti in una poltrona.

Cosenza, in 18 anni, dal giugno dell’80 al novembre del 98, percorse più di 24.000 chilometri e attraversò, con le temperature meno propizie, continenti, deserti, terre poco ospitali. In totale 8 distinti viaggi, e tra un viaggio e l’altro i ritorni a Palermo, durante i quali si allenava sui sentieri di monte Pellegrino.

Dal Santuario di santa Rosalia ebbe inizio, l’1 giugno del 1980, il suo primo tour. La meta era il santuario di Castelmonte a Prepotto nella provincia di Udine. Quasi 2000 chilometri con tante notti passate sotto le stelle nel suo sacco a pelo e poche al riparo di un ostello.

Durante quel primo viaggio, la traversata dello Stretto a nuoto, che la Rai seguì con un servizio speciale. A Roma fu ricevuto in udienza, ai giardini del Vaticano, da papa Giovanni Paolo II, che gli regalò una coroncina di rosario. Come da programma, il 17 luglio l’arrivo in Friuli – la sua meta – e l’abbraccio festoso dei parenti della moglie e delle autorità del luogo.

Ma Cosenza non si fermerà a quel primo viaggio. Dal 23 giugno al 18 settembre del 1985 l’America: 18 States, partenza Los Angeles, arrivo a New York. Il viaggio più lungo, più di 5000 km: il deserto, le foreste, l’ululato dei lupi, il respiro di un’orsa a pochi passi da lui.

Quando tornò a Palermo il dolore più atroce: la morte della figlia Tania a soli 32 anni. Cosenza incassò ma non si arrese: le sue avventure per il mondo continuarono e con esse la ricerca di se stesso, alla quale si accompagnò una più amara cognizione della vita .

Nell’estate del 1988 fu la volta del Circolo Polare Artico: dalla Norvegia alla Lapponia e ai ghiacciai del Polo Nord, più di 3000 km. Nell’autunno del ’90 l’India, il Nepal, Tibet e Pakistan, altri 3600 km. Cosenza sfidò i monsoni e riuscì a salvarsi da un fiume in piena abbracciandosi a un albero.

Nell’autunno del ’92 la foresta amazzonica, dal Perù alla Bolivia per un totale di quasi 3000 km. Nell’estate del ’94 l’Australia: da Port Augusta a Darwin, altri 3000 km e passa. A contatto con le tribù aborigene.

Dal 4 settembre al 10 novembre del ’96 l’America centrale: Messico, Guatemala e Honduras, 2500 km. Per ultimo, l’ottavo viaggio: nel Sinai e nella Terrasanta per ripercorrere il cammino di Mosè. Tra tutti il più spirituale dei suoi tour. Partenza il 2 settembre del 1998, arrivo il 2 novembre, in tutto 1800 km.

Quando affrontò il suo ultimo viaggio, Cosenza aveva 75 anni: anche questa sua cocciuta voglia di viaggiare a dispetto dell’età anagrafica fu una testimonianza della sua straordinaria vitalità. Quella vitalità alla quale Antonio Fiasconaro rende omaggio con pagine palpitanti che catturano e conquistano i lettori.