Ecco quello che è successo ieri. Tutto inizia attorno alle 10, la prima consegna della giornata è per la tabaccheria di piazza Ingastone.

Il corriere dei Monopoli stringe un pacco fra le mani, le due guardie giurate si guardano attorno. Non c’è nessuno tra il furgone e il negozio.

O almeno così sembra. Ma in un attimo, non è più così. Sei uomini incappucciati sbucano dal nulla. Uno imbraccia un fucile a canne mozze, gli altri delle pistole. Urlano, minacciano di far fuoco, non è quel pacco che vogliono.

Vogliono tutto il carico, 260 mila euro di sigarette. E hanno una gran fretta. Mentre attorno il tempo sembra essersi fermato. Non passa una macchina, non passa una persona. All’improvviso, in piazza Ingastone, non c’è più il traffico asfissiante della mattina. Sono fuggiti tutti. Tutti, tranne uno. Un palermitano coraggioso che afferra il telefonino e chiama il 113. Chissà dov’è. Ma non scappa, non si gira dall’altra parte.

E lancia l’allarme. Mentre i rapinatori spingono le guardie della Sicurgem e il corriere dentro il furgone.

La telefonata di un cittadino è stata determinante per far fallire il colpo. I poliziotti della squadra investigativa del commissariato Zisa hanno bloccato due dei rapinatori e recuperato il carico.

Adesso, gli investigatori della squadra mobile stanno cercando di risalire agli altri quattro banditi. Si parte dai nomi e dalla storia criminale dei due fermati, sono Giuseppe Rizzuto, 30 anni, e Angelo Oliveri di 27, hanno diversi precedenti per rapina. Uno è della Zisa, l’altro è del Capo. E’ caccia alla banda delle “bionde”, sono già sei colpi in otto mesi.

Quella telefonata al 113 si è rivelata davvero importante. Dice il questore Guido Longo: «Quando c’è la collaborazione dei cittadini, i risultati arrivano. Uniti si vince». E così la storia dell’ultimo assalto e del cittadino coraggioso che denuncia è già diventata un’altra metafora di Palermo oggi. Alla Vucciria, due settimane fa, nessuno ha chiamato la polizia mentre un agente veniva aggredito nella notte della movida.

Al Borgo Vecchio, l’ultimo pentito ha consegnato la lista dei commercianti che continuano a pagare il pizzo in silenzio (e qualcuno, timidamente, ammette). «Per fortuna altri segnali arrivano», dice ancora il questore. Segnali che il muro dell’omertà nei quartieri popolari scricchiola. Ma l’omertà ha protetto comunque la fuga degli ultimi quattro rapinatori. E in via D’Ossuna non c’è una sola telecamera.

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