“La Sicilia parteciperà massicciamente alla campagna a sostegno del SI al Referendum Costituzionale, lanciata da Matteo Renzi”. La frase è di Giuseppe Lupo, presidente della Direzione regionale del Partito Democratico della Sicilia.

“Noi siamo per l’Italia del cambiamento e ci siamo assunti il compito di lavorare alle riforme che stanno già cambiando il Paese. Occorre – prosegue Lupo – un ‘di più’ di coraggio per dire SI alla revisione della nostra Carta costituzionale nel segno di una efficienza del sistema parlamentare al passo con i tempi, senza intaccarne i valori fondamentali. Tutto il Partito Democratico è investito di tale compito e ha la responsabilità di portarlo avanti con determinazione. Occorre riunire gli organismi sul territorio per costruire una strategia comune e vincente per il bene del Paese”.

“Da oltre trent’anni in Italia si discute del nuovo assetto costituzionale, ma nessun governo era mai riuscito a far approvare in Parlamento una legge che gli italiani chiedevano a gran voce: riduzione del numero dei parlamentari, una sola Camera legislativa, un Senato rappresentativo delle Regioni. Quello che, fino a qualche tempo fa, era solo argomento per demagogia e campagne elettorali, oggi – grazie alla determinazione e all’impegno di Matteo Renzi e della maggioranza di governo – è legge. In autunno – conclude Lupo – gli elettori saranno chiamati a dire il proprio SI al futuro della democrazia italiana e dalla Sicilia arriverà un grande contributo partecipativo”.

L’impegno Dem per il sì accanto (in tutto e per tutto) ai renziani è significativo visto che proprio sul referendum di ottobre Matteo Renzi si gioca tutto. E non soltanto per la promessa fatta ovvero quella di dimettersi a sparire dalla politica se perde questa battaglia.

Si gioca tutto anche in Sicilia perché è proprio qui che si consuma la battaglia non solo sul nuovo senato ma anche sull’autonomia. Basti pensare che dal risultato del Referendum dipendono anche le velleità di Enzo Bianco che, se indicato come presidente del senato da sindaco della città metropolitana di Catania potrebbe fare un passo indietro nella candidatura alla Regione. E lì il suo principale competitore sarebbe Piero Fassino.

Ma beghe a parte il risultato del referendum non è così scontato come potrebbe sembrare. Dopo aver fatto al campagna per l’astenzionismo ora i renziani devono portare la gente al voto mentre andranno certamente a votare anche solo per far dispetto al premier tutti quelli il cui voto anti trivelle è stato vanificato al quorum non raggiunto e stiamo parlando di 15 milioni di italiani.

C’è poi da capire come si schiererà davvero al nomenclatura anche dello stesso Pd. E’ vero che ufficialmente sono tutti per il sì e per l’appoggio a Renzi ma nelle segrete stanze c’è già chi fa di conto in vista delle elezioni e si accorge che la nuova norma non blinda quasi nessuno ad eccezione di forse due individuati dal partito per Regione.

A conti fatti perché andare a votare con un sistema che toglie spazio a tutti? Se si deve competere tanto vale farlo tutti e che scendano in campo anche i big a dimostrare quanto valgono sul territorio a prescindere dalle indicazioni calate dall’alto.

La partita è aperta e da questo risultato dipenderà, poi, anche tutto il resto perché senza questo elemento, patti e patticelli, tanto quelli economici quanto quelli politici, sono tutti solo mere intenzione che rischiano di restare schiacciate dal risultato referendario