“Il parlamento regionale può aprire una fase importante per la partecipazione dei cittadini su un tema fondamentale come la modifica allo Statuto siciliano per far sì che la nostra regione abbia riconosciute le risorse necessarie a compensare gli svantaggi derivanti dall’insularità. Per la prima volta i cittadini siciliani, così come è già avvenuto in Lombardia e Veneto, potranno pronunciarsi con un referendum per indicare al parlamento nazionale la via della riforma costituzionale utile a porre fine a quella che può essere considerata come una vera e propria tassa occulta che i siciliani pagano per il solo fatto di vivere in un’Isola, con un aggravio dei costi di produzione, di impresa, di formazione e di trasporto”.
Lo dice il deputato Udc Eleonora Lo Curto auspicando che oggi il Parlamento siciliano dica sì alla richiesta di referendum presentata dall’unione dei Siciliani, da Cambiamo la Sicilia e sposata da una parte consistente dell’Udc. “Per noi siciliani questa riforma rappresenta la madre di tutte le battaglie. Per condividere con tutti i colleghi questa comune battaglia – continua Lo Curto – per i diritti del popolo siciliano e per sollecitare l’unanime voto dell’ars sulla proposta di referendum consultivo sul ddl 199/A, ho scritto una lettera a ciascuno di loro per chiedere il voto favorevole domani nella seduta convocata dal presidente Gianfranco Miccichè. Sono certa che al di là delle differenze e delle appartenenze prevarrà l’orgoglio di essere uniti a rappresentare i diritti della nostra gente. Auspico un voto massivo dei parlamentari regionali che consenta alla Sicilia di far sentire forte la sua voce nei confronti dello Stato al fine di superare il gap che oggi la costringe ad essere tra le regioni penalizzate in termini di sviluppo economico, lavoro ed infrastrutture. Il parlamento regionale domani è chiamato a rivendicare il diritto dei siciliani di avere pari diritti rispetto a tutti gli altri cittadini italiani, così come recita la nostra Costituzione”.
La norma di cui si parla in realtà è già incardinata. Si tratta del disegno di legge voto 199 che ha visto il via libera da parte della commissione Affari istituzionali dell’Ars martedì’ scorso 17 luglio. Ma il percorso della norma non è esattamente lineare e non segue il normale percorso di una legge. Ci vorrà del tempo perché possa essere approvato.
La norma approvata in Commissione, infatti, si è bloccata e non può essere calendarizzata perché contestualmente l’Unione dei siciliani del Vice Presidente della Regione Gaetano Armao e di Rino Piscitello insieme al Movimento ‘Cambiamo la Sicilia’ di Vincenzo Figuccia e buona parte dell’Udc a come la prima firmataria del ddl 199 Eleonora Lo Curto, hanno proposto un referendum consultivo per dare maggiore forza alla legge voto che ne deriverebbe.
Il referendum consultivo è uno strumento introdotto in Sicilia dal 2004 ma fino ad ora mai usato. Per indire la consultazione è necessario il voto della metà più uno dei componenti del Parlamento regionale siciliano a prescindere dalle presenze. Insomma oggi servono 36 sì a sala d’Ercole.
Se non dovesse passare la proposta di referendum la legge riprenderebbe il suo normale iter, verrebbe approvata o bocciata. Se approvata verrebbe inviata al Parlamento nazionale come proposta di riforma rischiando di far la fine di altri ddl voto rimasti in un cassetto fino a fine legislatura.
Ma i proponenti contano che il percorso sia, invece quello che passa dal referendum. Dall’auspicato sì del Parlamento ci sono tempi stringenti. Il governatore deve indire la consultazione referendaria entro 90 giorni ma può rinviarla fino ad un massimo di un anno nel caso siano in arrivo consultazioni elettorali alle quali il referendum possa essere accorpato.
Se, dunque, il Parlamento dice sì al referendum appare abbastanza chiaro che le elezioni a cui accorparlo potrebbero essere le Europee della prossima primavera visto che le provinciali di novembre essendo consultazioni di secondo livello, non chiamano alle urne i cittadini ma solo gli amministratori. Lo scenario sperato, a questo punto, sarebbe quello di un’ampia partecipazione e di un forte consenso alla proposta di inserimento dell’insularità nello Statuto. Una eventualità che darebbe forze ‘popolare’ alla legge voto che potrebbe essere approvata rapidamente dal parlamento siciliano ed inviata a quello nazionale con tutto il peso derivante dal consenso popolare.
La legge, a quel punto, dovrebbe seguire l’iter della riforma Costituzionale ed essere approvata in doppia lettura da Camera e Senato per diventare parte integrante dello Statuto e norma di rango costituzionale.
La norma così ottenuta tornerebbe a dare forza al ‘vecchio’ (si fa per dire) e mai attuato articolo 38 dello Statuto prevedendo compensazioni dovute allo svantaggio di essere ‘isolani’ che andrebbero dalle infrastrutture alle agevolazioni sui trasporti, dalla fiscalità di vantaggio alle compensazioni per il deficit reddituale medio e così via.
Insomma la Sicilia tornerebbe ad essere centrale, a contare su uno Statuto forte e a poter trattare con Roma alla pari dopo una lunga stagione di mortificazione.
Naturalmente esiste anche lo scenario contrario: quello che i siciliani boccino tutto e lascino le cose come stanno. Ma prima ancora c’è la possibilità che sia il Parlamento oggi a dire no al referendum e che dunque l’iter della norme riprenda senza la forza dell’eventuale consenso popolare. in fondo le maggioranza di questo Parlamento sono sempre alquantos trane e traversali
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