In Sicilia il sistema dei rifiuti è annegato nell’emergenza. Emblematico è il caso della discarca di Bellolampo, satura, in attesa del via libera ad una nuova vasca. Ma, se la situazione dei rifiuti a Palermo è sull’orlo di una nuova emergenza, di “emergenza endemica” si può parlare dell’intera Regione Siciliana. Ne è convinto Giampiero Trizzino, deputato del Movimento 5 Stelle ex presidente della Commissione Ambiente nella precedente legislatura e autore di alcune proposte condivise anche dal governo e confluite nella riforma del settore.

Nonostante ci siano punti di convergenza proprio su alcuni aspetti della riforma, Trizzino è il più strenuo oppositore della stessa riforma e del Piano rifiuti e oggi che si vive una nuova emergenza (periodica) non risparmia le sue critiche.

Credits foto Salvatore Di Blanda

Il portavoce pentastellato, in particolare, pone l’accento su alcune “dimenticanze” e imprecisioni che sarebbero contenute nella bozza del nuovo Piano regionale dei rifiuti, un documento fondamentale per il rilancio del settore, imbrigliato dalla mancanza di impianti e da un sistema che fa acqua da tutte le parti.

“Il piano regionale dei rifiuti è un documento importante perché definisce quali impianti devono esserci in Sicilia e stabilisce il fabbisogno di ogni ambito territoriale”, dice Trizzino a Blogsicilia. Secondo il cinquestelle palermitano, la bozza del nuovo piano sarebbe incompleta e imprecisa su diversi aspetti. “L’articolo 199 del Codice dell’Ambiente stabilisce che la Regione deve determinare gli ambiti territoriali, che devono essere autonomi e autosufficienti e che la Regione deve anche prevedere la tipologia e il complesso degli impianti di smaltimento. Questa voce mancava nella bozza del piano del 2018 bocciata dal Ministero dell’Ambiente ma manca anche nell’attuale bozza. Una voce fondamentale per capire su che tipologia di impianti puntare”.

Non una mancanza di poco conto dunque, che , secondo Trizzino lascerebbe aperta la porta a speculatori e non solo. “Se il piano dice che una tipologia di impianti non si può fare, automaticamente quella tipologia di imprenditori che puntano su queste tecnologie viene meno. Si definisce un contorno. Se non si fa questa divisione, si mantiene il caos. Il piano dei rifiuti deve essere un sistema che mette alla porta chi vuole speculare ed arricchirsi con i rifiuti”.

Ma sono diverse le osservazioni al piano regionale dei rifiuti 2020 evidenziate. “Oggi la bozza è peggiore della precedente perché ci sono una serie di errori che continuano a manifestarsi”. Secondo Trizzino, inoltre, il piano conterrebbe incongruenze di dati e non risolverebbe il nodo degli ambiti. “Non una cosa di poco conto – afferma – La Corte di Conti in passato ha detto che devono essere strutturati sulla base del fabbisogno di un territorio e non divisi, come fa Musumeci, sulla base della divisione provinciale”.

Nel piano, in aggiunta, non verrebbe detto nulla sugli impianti ma verrebbe solo fatta una fotografia sugli attuali. “Non si dice niente su quello che si vuole fare e sugli impianti che si vogliono realizzare. Se non si fa questa specificazione dai la possibilità a tutti di proporre progetti su nuovi impianti. Serve precisione in modo tale da chiudere a tutti quelli che hanno interesse a lucrare con in rifiuti”. “Nella bozza del piano non sono state nemmeno aggiornate le date presenti. “Errori materiali che denotano la non precisione apportata per scriverlo”.

La risposta della Regione

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