Irrompe una variabile inattesa nella formazione del gruppo che si sfiderà per la poltrona di primo cittadino di Palermo il prossimo anno. Il candidato per eccellenza a succedere a se steso, Leoluca Orlando, potrebbe uscire dal mazzo dei papabili candidati.

Pur aspirando alla poltrona di Presidente della Regione e pur minacciando di ricandidarsi al sindaco per proseguire con il secondo mandato l’esperienza iniziata nel 2012, Orlando sa di essere, ormai, a fine carriera politica sia per età che per il mutato scenario elettorale italiano, siciliano, palermitano. Così come si rende conto che la sua cavalcata trionfante verso la poltrona di sindaco del 2012 difficilmente sarà ripetibile.

Allora poté contare sul buon ricordo che molti palermitani avevano della sua precedente doppia (in realtà tripla) sindacatura degli anni ’90, ma quell’effetto è sparito e, senza soldi in cassa, al comune, non ha certamente potuto replicare le buone performance deludendo quasi tutte le attese.

D’altra parte Orlando è sempre in grado di portar via voti soprattutto alla sinistra e anche per questo continua ad alzare la posta in pali candidandosi a tutto. Una strategia già utilizzata in passato e che può portare ad aver riconosciuto qualcosa.

Così si fa strada l’ipotesi che per uscire dall’agone politico Orlando possa avere ben più di qualcosa. Tramontata (o quasi) l’ipotesi Pitruzzella, Orlando potrebbe aspirare ad un posto alla Consulta. Ha le qualifiche (titolare di cattedra universitaria di diritto regionale per decenni)  per ricoprire quell’incarico, ha l’età e l’esperienze e soprattutto la nomina spetta al Presidente della Repubblica anche se deve aver il via libera parlamentare e lui, da sempre, ha militato in quell’area politica che fa capo a Mattarella avendo iniziato la sua carriera nella sinistra dc ed essendo stato consulente proprio del Presidente della Regione Piersanti Mattarella, il fratello dell’attuale presidente della Repubblica Sergio, assassinato dalla mafia il 6 gennaio 1980.

Ma la strada non è poi così ‘liscia’. Nonostante l’amicizia personale e la stima, nonostante la lunga militanza politica, Mattarella avrebbe più di un dubbio sul nominare una figura come Leoluca Orlando. Primo fra tutti la sua storia di amministratore.

I sindaci, si sa, sono in prima linea e sempre esposto al rischio di un qualsiasi avviso di garanzia, di una indagine a loro carico, per fatti amministrativi vari o anche per semplice omissione di una qualsiasi attività prevista dalla legge come in passato è capitato a tanti. Peraltro orlando non ha solo un ‘passato’ da amministratore pubblico ma anche un presente essendo sindaco in carica e questo aumenta esponenzialmente il rischio.

Un giudice costituzionale raggiungo da un avviso di garanzia è una delle poche cose ancora mai viste in Italia e Mattarella non vuole essere ricordato come colui che, volente o nolente, riuscì ad abbattere anche la credibilità di quest’ultima istituzione non ancora raggiunta dall’onta dell’indagine.

Insomma, per assurdo, Orlando rischia di non essere nominato per lo stesso motivo che ha portato a escludere Pitruzzella anche se l’indagine, in questo caso, è solo un ipotetico rischio e non un fatto attualmente esistente. A far balenare nella mente del Presidente questa eventualità c’è, però, la singolare coincidenza del ricomparire dell’indagine su Pitruzzella proprio quando si parlò di una sua eventuale nomina. ed ecco, dunque, che circola insistentemente negli ambiente bene informati, questa eventualità. Che sia un test per vedere cosa succede?

Il ‘pensiero stupendo’ però al momento appare solo un sogno proibito e lontano. Orlando da sindaco in carica non sarebbe neanche nominabile ma dovesse avere assicurazioni chissà…

 

Articoli correlati