Un tour de force per tornare al voto diretto delle ex province siciliane al più presto possibile, forse addirittura  dopo le prossime elezioni amministrative programmate in primavera.

Il tema del ripristino del suffragio universale per gli enti di area vasta è tornato d’attualità dopo il voto referendario di dicembre che, soprattutto in Sicilia, ha affondato la riforma costituzionale promossa dal governo Renzi. Anche per larga parte del Pd e per le formazioni della maggioranza resta centrale la necessità di dare seguito alla volontà popolare.

Oggi, intanto, l’Ars si riunirà per prorogare le elezioni di secondo livello, ma si lavora sottotraccia ad una nuova legge (o quanto meno ad un’idea) che possa essere compatibile con la ‘Delrio’. Per evitare nuovi passi falsi, infatti, è stato dato mandato ad alcuni deputati siciliani del Pd di sondare il governo nazionale per evitare una possibile impugnativa del nuovo atto prodotto dall’Ars davanti la Consulta.

La scaletta di Sala d’Ercole delle prossime settimane prevede l’approvazione della legge finanziaria che dovrà essere licenziata entro il prossimo febbraio, subito dopo quindi si potrebbe alla discussione della nuova legge sulle ex Province.

Un assist alla maggioranza arriva da Forza Italia: il capogruppo all’Ars, Marco Falcone, ha presentato un emendamento alla proroga dell’elezione di secondo livello in discussione oggi che prevede una serie di misure che entrano nel merito del ripristino del voto diretto negli enti intermedi.

Forza Italia, ovviamente, propone di abrogare tutte le leggi regionali licenziate in questa legislatura sulle ex province ed immagina un nuova composizione dei consigli provinciali e delle giunte provinciali riducendoli del 50 per cento rispetto al passato e fissando un tetto massimo di 20 rappresentati in consiglio.

Nell’emendamento di Fi viene anche specificato che Palermo, Catania e Messina rimarrebbero comunque Città Metropolitane, una misura per mettere al riparo tutti i finanziamenti previsti nei Patti per il Sud.

Falcone, infine, indica una data delle elezioni per il rinnovo degli organi comprendendola tra il 1 giugno giugno e 15 mese luglio 2017.

Sullo sfondo, c’è la questione Italicum che proprio oggi passa l’esame della Consulta e che detterà i tempi delle politica ad ogni latitudine.