“In aeroporto ho trovato una vera famiglia. Persone che mi hanno accolto, mi hanno dato un aiuto una parola di conforto. Quello che non ho ricevuta dalla mia famiglia”.

Parla la palermitana di 57 anni che dopo un periodo di vita spensierato in via Paruta a Palermo con un marito e sua figlia è piombata nella povertà, e si è trovata sola. Una miseria vissuta con tanta dignità che l’ha portata a girovagare tra Palermo e Monreale fino allo scalo Falcone Borsellino.

“Io ho vissuto una vita agiata. Mio marito aveva una casa di riposo. I miei mi hanno lasciato una piccola eredità. Poi nel 2004 dopo la separazione è iniziata una nuova vita. Prima il mio ex coniuge mi dava quasi 600 euro di mantenimento. Poi più nulla”.

Da quel momento la vita per la donna è stata sempre più difficile. “Ho vissuto in macchina in una piazzetta di Monreale – aggiunge – poi l’assicurazione è scaduta e non potevo rinnovarla. Ho venduto l’auto per 200 euro. Da Monreale sono finita all’aeroporto.

Qui ho trovato tanta umanità. Ho raccontato la mia storia ai carabinieri, ai poliziotti e sono rimasta lì per quasi un anno. Utilizzavo i bagni dello scalo e per dormire le panchine della zona partenze. Qualcuno mi dava un buono pasto. Chi mi portava del pane, della frutta e mi offriva il caffè. In aeroporto ho trovato tanta umanità che fuori non c’è”.

Adesso la 57 enne che sta scrivendo un libro su questa sua nuova vita fatta di povertà, ma di dignità. E’ stata accolta nella struttura della associazione Liberamente, presieduta da Elena Ciravolo, che gestisce la comunità Fiori di Campo, bene confiscato alla mafia. “Hanno cercato di farmi passare per pazza, anoressica. Sono dimagrita perché non mangiavo – dice – questa mia storia diventerà un libro. Chiedo giustizia. Ci sono due avvocati che mi stanno seguendo in questo mio percorso perché ho avuto tanto male fatto in questi anni. Ma non mi abbatto. Non ho perso il sorriso e la voglia di vivere. La povertà non mi fa paura. Io continuo a lottare”.